Quest’articolo tratta le più brevi e meglio conosciute poesie de L’Allegria di Ungaretti, generalmente definite dalla critica come testimonianti momenti di ‘epifania’. Tenuto conto delle ripetute allusioni de L’Allegria ai poeti simbolisti francesi, l’articolo investiga in quale misura queste poesie ‘epifaniche’ possano essere state ispirate dal simbolismo trascendentale e dalla relativa teoria delle ‘corrispondenze verticali’. Si soppesa l’ipotesi che l’impulso trascendentale di Ungaretti sia di natura strettamente secolare, dettato da un desiderio rimbaudiano di auto apoteosi, in linea con le influenze niceane sulle poesie della guerra di Ungaretti, messe in evidenza nel mio libro Mirage e Camouflage; o che sia di natura religiosa, e magari fin anche platonica.
Ungaretti, l’impulso trascendentale e il Simbolismo francese
Il culto del ‘vago’ e dell’ ‘indefinito’ celebrato da Giacomo Leopardi, il maggior poeta dell’ottocento italiano, sembra ne L’Allegria di Ungaretti, ritrovare sostanza nel vocabolario ‘metafisico’ della raccolta: le sue allusioni all’infinito (pp. 16, 27, 71, 72), allo spazio (pp. 15, 48), all’universalità (pp. 26, 48), all’immensità (p. 65) e all’immortalità (p. 86)1. Al polo opposto di questi vocaboli astratti le poesie danno enfasi al hic et nunc, definito attraverso riferimenti a cose specifiche: le date (e i nomi dei luoghi) che accompagnano molti titoli; l’uso di parole quali ‘ora’ (pp. 24, 45, 48, 74); ‘a quest’ora’ (pp. 7, 74); ‘questa notte’ (p. 73); ‘stanotte’ (p. 48); ‘stamani’ (p. 43); ‘stasera’ (p. 31), e tramite un persistente uso del dimostrativo, ‘questo’, che appare cinque volte in ‘I fiumi’. Uno degli scopi di Ungaretti ne L’Allegria è di cogliere quei rari attimi di epifania in cui il poeta trascende l’ hic et nunc per sentirsi parte del flusso cosmico dell’universo o, come detto in ‘I fiumi’, per diventare ‘una docile fibra dell’universo’. La raccolta è punteggiata di, come sono stati definiti da alcuni critici, improvise illuminazioni a celebrare questi fuggevoli momenti di estasi (nel primo esempio, si noti la prossimità di ‘Ora’ con vocaboli astratti: ‘lo spazio’, ‘d’universo’):
Ora mordo come un bambino la mammella lo spazio
Ora sono ubriaco d’universo (‘La notte bella’, p. 48).
M’illumino d’immenso (‘Mattina’, p. 65)
Sono momenti in cui, come dimostra la citazione, il poeta sente una insaziabile fame per la vita, come la letterale fame del neonato, e un quasi vertiginoso, esilarante senso di espansione luminoso (‘M’illumino’) e di onnipotenza (‘d’immenso’).
L’impulso trascendentale di Ungaretti e la luminosità che accompagna questa condizione di trascendenza si riflettono nell’enfasi, presente in tutta la raccolta, attribuita al cielo e ai fenomeni associati quali il sole, la luna e le stelle:
Il carnato del cielo (p. 28)
la consunzione serale
del cielo (p. 47)
come una nuvola
mi filtro
nel sole (p. 69)
passaggio quieto
delle nuvole sulla luna (p. 43)
gocciole di stelle (p. 36)
il cielo stellato (p. 35)
ghirlande di lumini (p. 13).
Le mistiche visioni dell’aurora e del crepuscolo – due momenti particolarmente affascinanti per Ungaretti a causa della bellezza degli effetti di luce creati dal sole – donano a qualche verso, come dice Jones, una prospettiva ‘orfica’2:
Su un oceano di scampanelli repentina galleggia un’altra mattina (‘Rose in fiamme’, p. 77).
La vita si vuota in diafana ascesa di nuvole colme trapunte di sole (‘Inizio di sera’, p. 67).
Le immagini dominanti nelle due poesie sono di lucentezza (oceano; la diafana ascesa delle nuvole) così come di leggerezza e galleggiamento (la mattina galleggia sull’oceano; la vita si vuota; e anche le nuvole, colme di pioggia, sembrano salire verso l’alto). Infatti, traslucenza, luminosità, e sensazione di leggerezza espansiva – sono tutti concetti legati alla condizione trascendentale di Ungaretti, e sono tutti messi in gioco nelle antitesi con le immagini di oscurità e di restrizione, immagini che portano associazioni negative. Tanti sono i richiami alla negatività attribuita all’oscurità e alla notte buia – ansietà, melancolia, rimorso in, rispettivamente, ‘Sonnolenza’, ‘Stasera’ e ‘Godimento’. La restrizione e la limitazione danno adito a reazioni pessimistiche: la galleria di ‘In Galleria’ (la famosa via coperta nel centro di Milano, come spiegato in una nota) è definita ‘un acquario di sonnambula noia’; la trincea di ‘Lindoro di deserto’ è una ‘terrazza di desolazione’, e il sentirsi dannato in ‘Dannazione’ è provocato dal pensiero che egli è ‘chiuso fra cose mortali’; e dalla sua convinzione che ‘Anche il cielo stellato finirà’.
Spesso singoli componimenti mettono in luce come le simboliche immagini chiave di luce ed oscurità, cielo e terra, ascesa e discesa, e espansione e restrizione funzionano come polarità opposti. In ‘Perchè’ Ungaretti scrive ‘il mio buio cuore […] come un’erba […] vuole tremare piano alla luce’. In ‘Sereno’la foschia si dirada rivelando un cielo illuminato dalle stelle, e la chiarezza della visione induce nel poeta un’espansività serena che gli permette di respirare, e lo rende consapevole del fatto che il suo stato caduco e terreno verrà alla fine risostanziato e condotto in alto nel giro immortale delle costellazioni:
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
immortale (‘Sereno’, p. 86).
‘A riposo’ descrive un simile stato di serenità, e due termini chiavi da ‘I fiumi’ (‘docile’ e ‘universo’) usati là per indicare un desiderato stato di armonia con l’universo, sono impiegati di nuovo per descrivere una condizione trascendentale indotta dallo straordinario paesaggio, dominato ancora una volta dalla luce del sole, e da una sensazione di leggerezza e di elevazione: l’erba fluttuante, le gocce d’acqua che la luce trasforma in diamanti e le montagne che si espandono e vogano con il cielo:
Il sole si semina in diamanti di gocciole d’acqua sull’erba flessuosa Resto docile all’inclinazione dell’universo sereno Si dilatano le montagne in sorsi d’ombra lilla e vogano col cielo (‘A riposo’, p. 26).
Nella seconda metà della poesia, qualcosa di non specificato intrude nell’atmosfera incantata, e la luce, l’ascesa, l’espansione conducenti allo stato di serena trascendenza, sono sostituiti dai loro opposti: un cadere oscuro e un senso di implosione:
Su alla volta lieve L’incanto s’è troncato E piombo in me E m’oscuro in un mio nido.
Il desiderato avvicinarsi alla trascendenza che si svela ne L’Allegria è legato alla concezione poetica della raccolta. Le tre metapoesie de L’Allegria puntualizzano che la Poesia si occupa con il trascendere il reale e rappresentare l’ideale. ‘Eterno’ usa l’immagine di un fiore per esprimere l’idea:
Tra il fiore colto e l’altro donato l’inesprimibile nulla (‘Eterno’, p. 5).
Tra il fiore ‘donato’ (quello rappresentato nella poesia) e quello ‘colto’ (quello reale), non c’è relazione. La poesia di Ungaretti non offre precise, comuni descrizioni del ‘fiore reale’, ma piuttosto un’immagine alla quale ciascun lettore potrà dare la forma del proprio fiore ideale, quello che mai appassirà e morirà, ma rimarrà, per così dire, eternamente: da qui il titolo ‘Eterno’. È una poetica che Ungaretti condivide con Mallarmé, ed ‘Eterno’ sembrerebbe fatto ad immagine dell’affermazione del poeta francese che il fiore rappresentato nella poesia non si può trovare in nessun bouquet reale:
Je dis: une fleur! Et, hors de l’oubli […] musicalement se lève, idée meme et suave, l’absente de tous bouquets!3
Mallarmé, inoltre, spesso presenta l’ideale in termini di uno dei tre fiori: l’iris, il giglio e il gladiolo, che insieme costituiscono la famiglia botanica delle ‘iridées’ (‘iridaceae’).4
Quanto fondamentale ‘Eterno’ sia nel concetto di poesia di Ungaretti è dimostrato dal fatto che le sue immagini e la sua terminologia sono deliberatamente riprese in due altre metapoesie della raccolta – ‘Commiato’ e ‘Il porto sepolto’. ‘Commiato’ dispone delle immagini del fiore, e presuppone, per la sua interpretazione, una conoscenza dell’associazione del trascendentale con il fiore. Facendo una distinzione tra ‘poesia’ e ‘parola’, Ungaretti sostiene che la poesia esiste solo quando la parola ‘fiorisce’. Nella poesia, a differenza del discorso ordinario, la parola assume un più elevato significato, salendo sopra la materiale, prosaica realtà delle cose descritte:
poesia è il mondo l’umanità la propria vita fioriti dalla parola (‘Commiato’, p. 58).
‘Il porto sepolto’ si enfatizza la connessione tra la poesia e l’ineffabile e il mistico, opposti al concreto e al razionale, e richiama, nell’uso dei termini ‘quel nulla /d’inesauribile segreto’, ‘l’inesprimibile nulla’ di ‘Eterno’:
[...]
- Citar trabajo
- Professor Vivienne Suvini-Hand (Autor), 2017, Ungaretti. L'impulso trascendentale e il Simbolismo francese, Múnich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/385807
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