La presente monografia, escluse la nota introduttiva e l'apparato bibliografico, si suddivide in tre capitoli della lunghezza di ventitré, ventotto e dieci pagine, le cui tematiche saranno di: carattere storico-ermeneutico, costitutivo, problematizzazione della ricerca. Scopo dell'opera, in quanto precede uno scritto di natura specifica in corso di elaborazione sarà anche quello di giustificare la terminologia e la modalità di ricerca, attraverso un ampio apparato in note.
- Capitolo I (Il problema del Tempo nella Storia della Filosofia): introduzione di carattere storico della mia presente ricerca, attraverso l'analisi di quegli autori e quei concetti che per la presente tematica hanno avuto un ruolo rilevante, a livello costitutivo, a proposito della riflessione sul concetto di Tempo. Questa analisi parte dalla riflessione di Anassimandro ed altri autori Presocratici, sino alla contemporaneità, riferendosi ad autori quali Heidegger e Derrida. Scopo di questa prima parte non è una analisi storiografica od un elenco delle differenti concezioni sul Tempo. Ma una analisi ermeneutica di quelle riflessioni e quelle particolari tematiche che hanno avuto influenza nel costituire la presente riflessione, pertanto l'analisi si protrae quale interpretazione e critica nei confronti di questi autori e tematiche, dalla prospettiva del Tempo-Assoluto.
- Capitolo II (Il problema dell'autentico Tempo): punto centrale della monografia, intende illustrare i fondamenti di quella riflessione sul concetto di Tempo-Assoluto, mostrando la propria genesi a partire dalla riflessione heideggeriana, in particolare dalle problematiche emerse in Sein und Zeit a proposito del concetto di Tempo. Pertanto in questo capitolo verranno illustrate e commentate le domande fondamentali da cui verrà svolgersi al riflessione sul concetto di Tempo-Assoluto.
- Capitolo III (Questioni per una nuova riflessione sul Tempo): capitolo conclusivo con scopo di “continuità” ed anticipatore delle successive ricerche, in cui si mostrano le questioni da trattare e su cui riflettere, affinché sia possibile una autentica riflessione sul concetto di Tempo-Assoluto, anticipando così non solo la riflessione costitutiva, ma anche quella di natura logico-metafisica e sistematica, che questa tematica riflessiva si prefigge di compiere.
INDICE
Nota introduttiva
Il problema del Tempo nella Storia della Filosofia
Il problema dell' Autentico Tempo
Questioni per una nuova riflessione sul Tempo
Bibliografia di riferimento
NOTA INTRODUTTIVA
Questo lavoro si prefigge l'obiettivo di introdurre la mia riflessione relativa al Tempo-Assoluto o Α - Χρόνος , riflessione che trova più ampio respiro ed espressione nel mio lavoro Sulla Struttura del Tempo-Assoluto o Α - Χρόνος , attualmente in corso di revisione e pubblicazione.
Questa anticipazione si rende necessaria, se non urgente, al fine di naturalizzare e mostrare quella linea di continuit à , tra la mia personale riflessione e l'intera riflessione filosofica, nel suo autentico sviluppo storico. Pertanto questa introduzione non solo si prefigge l'obiettivo di introdurre il mio lavoro, ma anche, nella sua brevità, mostrare quelle che sono le relazioni ed i punti di partenza, dai quali sono state tracciate le linee generatrici della mia riflessione. L'intento stesso di anteporre questa breve pubblicazione al mio Sulla Struttura del Tempo-Assoluto o Α - Χρόνος vuole riflettere una scansione cronologica del mio pensiero, mostrando quel che viene prima o si pre-cede nella mia personale storia di riflessione temporale, mostrando come quelle Idee siano divenute oggetto della mia riflessione. In questo per-c ó rrere intendo dunque mostrare quello che è il Legame (A-)Storico con la riflessione del passato e contemporanea, di quali critiche sono possibili da apporre alle riflessioni svolte sino ad ora, a proposito dell' Idea e del Concetto di Tempo .
Un per-c ó rrere che si viene a svolgere in tre differenti momenti: il primo intende mostrare brevemente la Storia della Riflessione sul Tempo sotto un profilo critico; il secondo momento intende mostrare le questioni fondamentali che hanno generato la mia riflessione sulla Struttura del Tempo ; il terzo ed ultimo momento intende mostrare l'introduzione al progetto della mia riflessione sul Tempo . Non intendo ovviamente mostrare l'intero percorso che mi ha portato alla rappresentazione in Idea ed in Concetto di queste Struttura , compito riservato al volume che deve succedere questo introduttivo, ma piuttosto enucleare quella che è la Ur-Frage della mia riflessione, quel Fondo-Fondante , o der Grund des Abgrunds , quella Domanda- Fondamentale che l'ha generata. L'esplicazione, lo E-M è rger-Si di questa domanda, è quel margine e quella costante, sempre presente nella riflessione filosofica, dalle sue origini alle sue attuali manifestazioni; questa costante è il Tempo e le sue rappresentazioni in Idea e Concetto . Dall' originario Interrogar-Si provengono e scaturiscono le domande strutturali della riflessione sul Tempo , la quale richiede lo spazio o una eso-genesi planare per una esplicazione del proprio linguaggio manifestativo , in quanto, ed è uno degli scopi di questo breve volume introduttivo, il linguaggio di questa riflessione oltre-passa non solo il senso comune, o cosiddetto canonico, ma richiede una riflessione supplementare, in quanto, non è possibile co- stringere i Concetti rappresentativi delle Idee ad un habitus de-costituente , o meglio in-adatto alla propria natura dimensionale , in quanto a-dimensionale o Α - Μέτρον . Ciò si com-prende , in quanto, il Concetto manifestativo di Linguaggio si esplica, si materializza , nella propria a-dimensione raffigurativa , quale membro ontologico del Tempo-Decido , per questo esso, se non attraverso un processo a-setticizzante ed assolutizzante , non è ontologicamente co-relato con le Idee . Quanto detto altro non è che argomento dell'altro volume, anch'esso introduttivo per la mia riflessione in Sulla Struttura del Tempo-Assoluto o Α - Χρόνος , intitolato Linguaggio e Metafisica. Lo Oltre-Passamento del Decadimento nella Dimensione del Tempo-Deciduo , che per scelta di riflessione seguirà in parallelo la pubblicazione del presente volume. Tale giustificazione, non solo editoriale, si co-rela a quello che è il punto fondamentale e di vera intro-missione del mio discorso, rappresentato dal presente volume introduttivo che, oltre a ri-promettersi di intro-durre la mia riflessione sul Tempo , rappresenta anche la fonte dal quale attingere il vocabolario e la intro- duzione al lessico da me utilizzato quivi e nelle successive riflessioni, se non altrimenti specificato.
Il presente testo avrebbe dovuto intitolarsi Introduzione al Concetto di TempoAssoluto o Α - Χρόνος , ma per ovvie ragioni, che si incontreranno nella lettura, si è preferito renderlo come Introduzione al Tempo-Assoluto o Α - Χρόνος , questo per evitare annose confusioni riguardanti la presente tematica.
IL PROBLEMA DEL TEMPO NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA
Nell'intera Storia della Filosofia possiamo ritrovare molte differenti forme e interrogativi/questioni teoretiche riguardanti il problema del Tempo . Senza alcun dubbio è possibile affermare che il problema del Tempo è uno, od è il, problema della Filosofia, l'autentico pro-motore dell'autentico atto del Domandar-si1. La Filosofia si situa, pro-viene e di-viene dal, e nel, Domandar-si , dall'atto stesso di domandare del Dubbio , e dalla capacità stessa di porre in-questione sia il reale che l'astratto. Ma dalla dimensione filosofica posso solo trovare un unico dominio, l'unico radicale fondamento o der Grund des Abgrunds2, di queste dimensioni, Reale ed Astratto , poste in-questione ; questo dominio e dimensione del Fondo-Fondante è il Tempo . Il Domandar-si diviene nel suo proprio sviluppo, insieme alla riflessione filosofica, il fondamentale punto di cardine, il perno in-mobile , dell'intero discorso filosofico e della dimensione del Pensare . Questo suo essere il punto , e non-punto , intorno al quale viene a ruotare l'intero movimento della Filosofia in quanto il Domandar-si , nella sua propria dimensione ed a-ven í re , di-viene la prerogativa e l'autentico motore di necessit à nella ricerca dell'autentico Tempo , come se entrambe le dimensioni, la Dimensione del Tempo e la Dimensione del Pensare , venissero a coincidere3. Dunque, si dovrà ri-chiedere , se questo Domandar-si sia il Pensare quale Essere-In- Tempo ? Come una identificazione, come una profonda e reciproca Co-In-M è rsione , del Pensare/Domandar-si con il Tempo? Queste due questioni rappresentano il punto di partenza, di Osservazione-Assoluta4, dal quale poter definire la posizione assunta dal Tempo nella Storia della Filosofia , e di quale sia la sua autentica Struttura . Molto brevemente, ma con la maggior precisione interpretativa, cercherò di esporre i principali temi che hanno caratterizzato il discorso sul Tempo , sia come Idea che Concetto , attraverso non una ricostruzione storica/storiografica che in questa sede risulterebbe quantomai inutile, bensì attraverso l' occhio-interpretativo che muova la mia riflessione sul Tempo . Questa interpretazione si rende necessaria per poter in seguito esporre sia le domande che le ipotesi di dubbio, dalle quali prende inizio la mia riflessione, sia per poter introdurre la struttura autentica della mia riflessione sulla Struttura del Tempo . La riflessione concernente il Tempo è sempre stata esposta quale indagine sulla Natura del Tempo , nel suo Con-S í stere5, nel suo essere in- relazione con l' E-S í stere , il Di-Ven í re od il Mutamento , sempre inteso quale membro di un relazionarsi o con la dimensione dell'umano oppure del fenomeno6. Un Tempo considerato sempre come un in-tra , un in-fra oppure un membro-di , in quanto facente parte di un altro, ma mai preso, come in seguito verrò a sottolineare, nella sua Autentica Natura , ovvero di un Tempo che è A-Relazionato . Seguendo il corso della Storia della Riflessione sul Tempo è possibile stabilire due principali filoni interpretativi ai quali, in seguito alla frammentazione della rappresentazione della Filosofia tutt'ora in corso, se ne viene ad aggiungere un terzo. Le due principali linee direttrici sono dunque una interpretazione fisica , legata alla concezione naturale del Tempo , ed una interpretazione psicologica , legata invece ad una concezione del Tempo psichico o dell' anima . Una Storia , quella della Riflessione sul Tempo , che si viene a legare, dalla sua origine sino alle sue recenti espressioni, a quella dell' Idea di Essere , poiché già nei Presocratici così come infine è con Heidegger, il Tempo sembra essere posto in un particolare, se non esclusiva, relazione con l' Essere . Una prima analisi spetta dunque ora alle concezioni del Tempo , e dell' Essere , così come emergono in alcuni e significativi pensatori Presocratici, nello specifico: Anassimandro, Eraclito, Parmenide, Zenone di Elea, Melisso di Samo e Democrito, in quanto interessanti per cercare di com-prendere quello che è stato lo svolgersi della Storia della Riflessione sul Tempo . Questo soffermarsi sui primi filosofi antichi, come sarà anche per Platone, Aristotele e Plotino, è determinata dalla loro influenza, dovuta anche alla loro chr ó nologicit à , rispetto alle riflessioni successive sul Tempo . Partendo da Anasimandro ed Eraclito è possibile ritrovare due particolari concetti che, nelle differenti concezioni in cui verranno ad occorrere, avranno una particolare influenza nelle varie concezioni susseguitesi sul Tempo . L'introduzione dei concetti di Ἄπειρον , ed indirettamente quello di Ἀρχή , ovvero di Infinito e di Principio-Primo e generatore del Tutto , ovvero i due fondamenti dello Α - Μέτρον e del Principio- Assoluto , sono introdotti dalla riflessione di Anassimandro. Secondo quanto riporta il frammento di Anassimandro Ἄπειρον è la Ἀρχή , il Principio-Primo dal quale il Tutto scaturisce e nel quale tutte le cose tornano per dissolversi. Questa caratterizzazione dei due concetti porta alla formulazione, ricorrente in più espressioni della Storia della Filosofia , per cui l'Essere essendo Primo-Principio , Infinito e puro Α - Μέτρον si viene a contrapporre a quello che è Μέτρον , gettando le basi per la dicotomia-mitica che vede contrapposti Χρόνος e Ἀΐδιος , ovvero il Tempo-Divoratore e l' Eterno , l'uno di stati discreti e divorati, l'altro permanente ed immutabile. Questa concezione però, insieme ad una nota heideggeriana, rappresenta il dubbio-fondante , l'autentico Abisso di Genesi che alimenta e costituisce la mia riflessione. In virtù di quanto appena esposto, se attraverso la riflessione di Anassimandro, secondo quanto riportato da Aristotele7, vengono introdotte le strutture ideali di Ἄπειρον e la Ἀρχή , possiamo invece notare come, attraverso Eraclito, venga introdotta un'altra struttura ideale, che si viene a contrapporre alla concezione del Χρόνος lineare e divoratore , quella del 7 Cfr. Aristotele, Fisica , nuova edizione testo Greco a fronte a cura di L. Ruggiu, Mimesis, Milano, 2007, pagg. 101-103.
Tempo-Ciclico , dello Eterno-Ricorrente8. Della riflessione eraclitea, che non intendo né banalizzare né volgarizzare, è importante sottolineare la concezione fondante della Ἀρχή e dello Πόλεμος , ovvero dello Unico-Principio e del Conflitto-Assoluto , da ven í r-si questo non ad intendere in maniera circoscritta alla sola ontologia della natura, ma nella sua espressione più generale e di valenza metafisica. Da queste due dimensioni concettuali è possibile evincere quella che è la natura ciclica di una Temporalit à -Circolare ovvero, nei termini delle mia riflessione e di quanto voglio portare ad emergere, quella di un Tempo che non è Χρόνος , ma che sempre, in virtù della sua natura è sempre uno dei Χρόνοι , ovvero una di quelle dimensioni o forme di rappresentazione appartenenti a quel Tempo che non è Tempo9. Pertanto attraverso la riflessione di Eraclito possiamo attingere a due importanti dimensioni concettuali che rispecchiano lo svolgimento della riflessione sul Tempo , che vengono ad intro- mettersi a quanto già ritrovato sullo Α - Μέτρον e della Ἀρχή , ovvero le dimensioni della Δύναμις, della Forza , e quella della Μεταβολή , del Mutamento , derivanti appunto dal principio del Πόλεμος . Entrambe le due dimensioni riscontrano una decisiva importanza su entrambi i fronti delle riflessioni passate sul Tempo , se infatti, nella concezione lineare , del Χρόνος divoratore , la Μεταβολή diviene la rappresentazione nel reale del tempo, nel suo manifestarsi per mezzo del Mutamento , quale Forza divoratrice, nella concezione invece circolare il Mutamento diviene rappresentazione di una particolare Forza , il Di-Ven í re , che diviene motore perpetuo di quel Flusso Temporale che orbita attorno al suo centro di gravità rappresentato dallo stesso Πόλεμος , fonte e forza di quel movimento del Di-Ven í re del Tempo . Entrambe le concezioni, come illustrerò nel capitolo successivo si dimostrano però ambedue fondate su di una aporia .
Nel proseguire la mia riflessione storico-teoretica è necessario occuparsi di quanto affermato, od attribuito, dalla riflessione di Parmenide e dei suoi discepoli Zenone di Elea e Melisso di Samo. Nella riflessione parmenidea il maggiore contributo alla problematica del Tempo è l'introduzione, all'interno della riflessione filosofica, della dicotomia tra lo Εἶναι ( Τὸ Εἶναι )10, l' Essere , e la sua negazione il Non-Essere , o Μὴ - Εἶναι11. L'originalità della riflessione di Parmenide, rispetto ai suoi predecessori, si situa proprio nella caratterizzazione dell' Essere stesso, che pertanto, presenta le caratteristiche di: In-Mobile , in quanto altrimenti sarebbe soggetto al Di-Ven í re , e contrariamente a quanto esposto da Eraclito, vi sarebbe il problema che esso È e Non- È nel medesimo tempo; l' Essere è Uno , non ammette la molteplicità nella propria costituzione; l' Essere è Eterno , in quanto non può esserci un momento in cui Non- È più, o Non- È ancora, poiché si avrebbe contraddizione, in quanto se l' Essere Fosse , in un dato periodo del Flusso del Tempo , in un suo momento successivo e determinato, in un Tempo-Lineare , esso Non-Sarebbe più; l' Essere è In-Generato ed In-Mortale perché altrimenti implicherebbe nella sua costituzione il Non-Essere ; infine l' Essere è In-Divisibile , in quanto richiederebbe la presenza, e quindi l' Esserci , del Non-Essere quale elemento separatore. In nuce al discorso parmenideo ritroviamo quella critica della contemporaneità al cosiddetto Tempo-Presente mosse dalle riflessioni di Heidegger e Derrida12, in quanto proprio a partire da questo discorso tende a svilupparsi una delle aporie-fondanti le due principali concezioni del Tempo , all'interno della riflessione filosofica. Se infatti, dalla linea generata da Parmenide, è possibile affermare derivi quella linea della concezione del Tempo per cui questo è sub-ordinato all' Essere , quale dimensione del reale che non è in alcun rapporto di relazione con il Primo-Principio , caratterizzato dall' Idea di Eterno13, esso assume dunque quel suo carattere di relazione con le dimensioni della Δύναμις e della Causalit à . Dall'altra invece abbiamo che, nella linea che fa capo alla riflessione di Eraclito, la concezione del Tempo viene subordinata a quella di un Di-Ven í re o ciclo , cui il Tempo fa solo riferimento in quanto Μέτρον dal principio al termine di una data fase del Di-Ven í re , od in altri termini, il Tempo viene qua ad assumere quel carattere che, in seguito, verrà definita esistenziale o psicologico, per cui esso viene sub- ordinato e limitato ad un altro dato ordine, che assume sempre la manifestazione di un Di-Ven í re . Marginali, forse per la loro apparente poca incidenza, ma nella presente riflessione di grande valore, per una nuova interpretazione della Struttura del Tempo , sono le riflessioni di Zenone di Elea e Melisso di Samo. Del primo bisogna ricordare i paradossi coi quali propose di dimostrare le tesi esposte nelle riflessioni di Parmenide riguardo l' Essere , in essi però è possibile ritrovare un interessante riscontro logico su una possibile nuova interpretazione del Tempo , ma in primo ritrovare una possibile fonte e prima dimostrazione delle aporie di quella serie di riflessioni riguardanti il legame di dipendenza dello Χρόνος con la Δύναμις, ovvero la serie dei paradossi contro il movimento14. Nei primi due di essi afferma come Spazio e Tempo siano infinitamente divisibili, se infatti nel primo è impossibile percorrere una data porzione di spazio, in quanto infinitamente divisibile, nel secondo si afferma come sia impossibile non solo raggiungere un dato punto dello spazio posto ad una certa distanza, ma che anche il tempo richiesto per questo risulti composto di infiniti stati che lo costituiscono. Se da questi due primi paradossi sembra risultare impossibile il movimento, è però evidente come il Tempo , considerato in questa riflessione, presenti una particolare costituzione. Esso risulta infatti essere un Α - Μέτρον , un Infinito , che però è soggetto alla discretizzazione in una infinità di Μέτρον , a tale considerazione si rifanno non solo le concezioni di tipo lineare, ma pure quelle circolari, infatti il Tempo , pur che sia soggetto alla suddivisione , presenta però il problema che per essere così considerato necessita una sub-ordinazione rispetto ad un Primo-Principio . Se esso infatti assumesse un altro statuto ontologico o metafisico, tale riflessione risulterebbe quantomai assurda15. Consideriamo invece il terzo di questi paradossi, esso afferma, contrariamente al precedente paradosso, l'esistenza di punti ed istanti indivisibili, che dimostrerebbero l'impossibilità stessa del movimento, in quanto esso sarebbe la somma di singoli istanti immobili. Il quarto paradosso, infine, affermerebbe l'assurdo logico che una metà del tempo equivarrebbe al suo doppio, ciò risulterebbe dal considerare un istante elementare, in-divisibile , che per questo non potrebbe mai essere un mezzo- istante16. Quello che da questi paradossi è importante sottolineare è la problematizzazione di due importanti gruppi dicotomici di Idee : Reale/Idea e Continuo/Discreto , essi risulteranno quanto mai necessari per comprendere lo sviluppo del Problema derivante dalla Riflessione sul Tempo17. Un breve accenno merita ora la riflessione di Melisso di Samo, il cui più importante contributo, nell'opera di approfondire la riflessione del maestro Parmenide, è stato quello di modificare la concezione spaziale dell' Essere . L' Essere è concepito da Melisso non attraverso la finitezza spaziale, ma bensì nell' Infinito , questa nuova considerazione deriva dall'approfondimento del particolare Stato Temporale cui l' Essere appartiene, ovvero quella dell'Eterno o Ἀΐδιος . La riflessione di Melisso dimostra come l'infinità spaziale e quella temporale si implicano a vicenda, ribadendo come essendo l' Essere in-generato , in quanto se generato implicherebbe una derivazione da qualche cosa che è diverso da sé, il Non-Essere , e non avendo alcun inizio non poteva avere perciò una fine, risultando per tanto al-di-l à del Tempo . Questa infinità temporale però non si conciliava con l'idea dell' Essere sferico parmenideo, in quanto spazialmente de- limitato e chi ú so , poiché avrebbe implicato la contraddittoria esistenza di una altro, che avrebbe delimitato e determinato l' Essere , ovvero il suo opposto che per propria costituzione non era, ma proprio per questo esso non poteva contenerlo e delimitarlo. Da questa assunzione Melisso deriva l' unicit à , la pienezza e continuit à , l' omogeneit à e l' immobilit à dell' Essere18, di queste caratteristiche importante è l'ultima caratteristica in quanto ribadisce la estraneit à dell' Essere a qualunque Di-Ven í re Temporale , esplicando in questo modo la sua natura In-Alterabile. Quest'ultimo punto è di sostanziale importanza, in quanto, la sua assunzione ha determinato fortemente il carattere di sub-ordinato all'Essere con cui il Tempo è stato sino ad ora caratterizzato, qualunque sia stata la modalità in cui l' Essere è stato caratterizzato, essendo sempre stato, quest'ultimo, privilegiato dalla Storia della Metafisica , rispetto invece a tutte le altre Idee .
Ultimo rappresentate dei Presocratici di cui voglio riprendere e commentare la riflessione è infine Democrito. Nella sua riflessione si ha uno spostamento ontologico dal problema dicotomico tra Essere/Non-Essere a quello tra Atomo/Vuoto , ma per quale motivo tale riflessione risulta rilevante per il problema del Tempo ? Prima di tutto lo Ἄτομος così inteso da Democrito costituisce il sostrato metafisico alla realtà fisica, essendo esso situato a livello dell'intelligibile, ed essi atomi costituiscono la Ἀρχή , in quanto particelle originarie ed indivisibili, eterne ed immutabili, costituenti di tutto il reale, senza origine e fine. Ad essi si viene a contrapporre un vuoto nel quale si vengono a situare affinché possano costituire il pieno, insieme a questo interessante è l'intrinseca presenza del movimento nella costituzione prima degli atomi. Questo costituisce una fondamentale intuizione a proposito del Flusso-Temporale quale principio in cui si situa la metamorfosi ed il mutamento, poiché esso costituisce il fondamento di quella che è la suddivisione delle Sotto-Categorie del Tempo-Assoluto19.
Terminata questa breve discussione su ciò che “devo” alla riflessione dei Presocratici, posso occuparmi di come emerge la riflessione del Tempo, e di cosa è fondamentale affinché possa presentare la mia riflessione, in autori quali Platone, Aristotele e Plotino. In Platone, fonte di primario interesse alla riflessione sul Tempo , sono i due dialoghi del Parmenide e del Timeo . L'interesse verso il Parmenide si orienta vero quella prospettiva che ha visto nel legame tra Essere e Tempo una insolubile unione che si è protratta lungo tutto lo sviluppo della Filosofia, e da esso emergono importanti strumenti filosofici che assumono in un ottica Temporale una funzione riflessiva di notevole importanza costitutiva, al di là di quell'indagine sull' Essere parmenideo, che qua non vengo a considerare, concentrandomi solamente sulle tre critiche contro il platonismo20. Primo fra tutti questi concetti emerge la
Μέθεξις , ovvero intesa quale la Partecipazione di un oggetto ad una Idea , questo problema al di là della critica che ne muove Parmenide nel testo21, riprende uno delle più classiche riflessioni a proposito della discendenza , od altrimenti dipendenza , di determinati oggetti ontologici con un piano metafisico superiore. Tale problema è obbligatorio per qualunque riflessione si premetta l'obiettivo di essere Metafisica o Sistema e, per come si configura nel Parmenide , ed attraverso le critiche formulate in esso, risulta molto interessante per la strutturalizzazione della tematica sul Tempo , ed il relativo passaggio di relazione tra Dimensioni Metafisiche . Il secondo concetto coinvolto è quello della comunanza tra le Idee e le cose che vi partecipano, le quali devono presentare, si pensi all'esempio del grande in sé, un qualche cosa di comune con tale Idea , generando così una seconda istanza di comunanza dalla quale parte un processo infinito di relazione di comune , o somiglianza , ovvero non si arriva mai alla diretta co-relazione tra l' Idea e gli enti che vi partecipano. Neppure però vale la soluzione proposta nel dialogo dalla bocca del giovane Socrate degli enti quali immagini delle Idee , poiché si ricadrebbe sempre nello stesso circolo aporetico22. A tale proposito anticipo quello che è l' Idea di Spettro-Temporale , ovvero il manifestarsi dell' Idea dalla Dimensione del Tempo-Eterno a quella del Tempo- Deciduo e per cui, costituendosi quale oggetto ontologico di un altra Dimensione , il proprio statuto passa alla legislazione di un altro Tempo , e la sua caratteristica principale di Idea , l'appartenere all' Eterno , viene sostituita dalla legislazione del Deciduo , e dunque dell'essere sottoposto al Mutamento del Flusso-Temporale . Terzo ed ultimo elemento, anche di critica, riguarda la Differentia sul piano ontologico tra le Idee e l'umano/sensibile, questo comporterebbe che le Idee non possono essere conosciute così come, nell'ottica di Platone, gli stessi dèi detentori della Επιστήμη non sarebbero in grado di conoscere gli oggetti sensibili presenti nel mondo umano, questa conclusione, nella critica di Parmenide, comporta un assurdo23. In questo proposito ritorno a proporre la precedente prospettiva dello Spettro-Temporale , in quanto solo attraverso questa prospettiva del Tempo è possibile risolvere l'aporia dei piani-differenti; altra riflessione merita invece la considerazione che questa sia una differenza ontologica , questa non sarebbe di per sé vera, in quanto, si tratterebbe di una differenza di statuti metafisici, poiché quel che è ontologico si riferisce esclusivamente ai differenti piani gerarchici costitutivi dell' Ente .
Il secondo spunto di riflessione, sul Tempo , è il dialogo del Timeo , nel quale l'argomento sul Tempo viene direttamente affrontato a proposito del discorso sul Demiurgo , dove il Tempo viene definito quale «immagine mobile dell'eternità»24. L'esigenza platonica di risolvere il dualismo Idee / Mondo porta all'introduzione dell'ipotesi cosmologica del Δημιουργός , quale termine mediatore il cui compito, è quella di plasmare la materia pre-e-s í stente che è caos e necessit à . In quanto tale, dalla propria etimologia può essere interpretato quale Principio-Ordinatore e Creatore , in quanto “plasmatore del molteplice”, dalla cui attività le Idee ed il Mondo si costituiscono, pertanto essi sono paragonati ad un artefatto Golemico , in quanto derivante da materia grezza od informe che, tralasciando il contesto del concetto ebraico, sono pertanto in origine privi di una propria struttura costitutiva. Il Tempo viene per tanto presentato nella sua funzione di immagine , che è «eterna e procede secondo il numero, che è appunto quella che noi abbiamo chiamato tempo»25. Questa ulteriore sub-ordinazione del Tempo lascia ulteriore spazio alle aporie generate da una errata riflessione sulla sua natura costitutiva e metafisica. Infatti quelli che sono i dualismi Idea/Mondo , Eterno / Deciduo , Causalit à / In- Determinismo e Mutamento / In-perituro sono tutti derivanti da una errata e dicotomica concezione del Tempo , inteso sempre o quale membro di una relazione, o sub-ordinato ad un altra Idea o Concetto26. Come si è visto tali concezioni e dicotomie hanno le proprie radici nelle prime riflessioni filosofiche, proprio per questo è stato di mio interesse evidenziare queste, forse più di quelle che sono le riflessioni ad esse successive, oppure di quelle noi a contemporanee. Questo poiché è proprio allo Or í ginar-Si dell'intera riflessione filosofica che si viene a situare la genesi della problematica del Tempo .
Proseguendo la mia riflessioni sulle radici storiche del problema del Tempo occupandomi ora del pensiero di Aristotele. Del Pensatore di Stagira bisogna in particolare focalizzare quello che è il discorso sul Tempo che emerge in opere quali Fisica , Metafisica ed Etica Nicomachea .
Nella Fisica , e alcuni scritti correlati, il discorso sul Tempo viene direttamente affrontato, in entrambi i modi fino ad allora considerati, ovvero nella sua dimensione concettuale e di Idea , che nella sua dimensione di fenomeno naturale. Concetti fondamentali presi in considerazione dallo Stagirita sono quelli di Δύναμις, Ἄπειρον , Τ όπος, Χρόνος , il primo inteso nello studio del Di-Ven í re e nello studio del Movimento , in questo contesto che lo vede contrapporsi alle concezioni degli Eleati dell' Essere unico. A questa concezione Aristotele contrappone quella in cui l' Essere , inteso quale Οὐσία , non si presenta come unico, ma è costituito da molteplici stati d'essere . Partendo dalla riflessione per cui gli enti sono continuamente sottoposti al Mutamento , si deve pertanto considerare come l' Essere di una data cosa presenti una Οὐσία che permane al continuo mutamento , questo è ciò che Aristotele chiama Ύποκέιμηνον o Sostrato27, ovvero la materia prima o, altrimenti, il Determinarsi dell' Essere in una delle sue possibili forme , senza per questo coincidere, od essere esclusivamente una di esse28. In questo succedersi, che viene descritto attraverso passaggi di forme , od attraverso la potenza e l' atto , attraverso questi passaggi da un essere in potenza ad uno in atto Aristotele evidenzia un Di-Ven í re infinito, un Ἄπειρον , che definito come Movimento-Perpetuo genera lo spazio o luogo, Πού o Τ όπος, individuati quali limiti tra un oggetto ed un altro e percepibili esclusivamente solo attraverso il movimento. Qui si evidenzia il carattere necessario dello spazio, senza il quale non vi sarebbe movimento, ma senza il movimento non vi sarebbe alcuno spazio29, da qui Aristotele evidenzia la necessit à di negazione del vuoto30. Dopo aver delineato lo spazio, sempre in Fisica IV , Aristotele giunge nel decimo paragrafo ad iniziare la sua analisi sul Tempo . Di esso, all'inizio del paragrafo, Aristotele afferma che «esso è stato e non è più, per altro verso esso sarà e non è ancora»31, seppure la sua esistenza sia ovvia dall'esperienza, sottolineando quello che è il suo legame col Movimento , dall'altra però la sua natura sembra sfuggire, in quanto Esso pare costituito dal Non-Essere . Se per superare questa apparente aporia Aristotele è costretto ad evidenziare quello che è il rapporto del Tempo con il Movimento32, dall'altra ciò costringe la sua riflessione in direzione di una spinta concretizzazione e discretizzazione del Tempo , sino alla sua definizione quale «il numero del movimento secondo “prima” e “poi”. Il Tempo non è dunque movimento, ma è tale in quanto il movimento ha un numero»33. Ciò viene a porre una nuova riflessione o dubbio, se infatti già il Tempo è stato ridotto a mero numero o relazionato al Movimento , con questo successivo passaggio Aristotele sembra condannare il Tempo alla considerazione di questo quale mero fatto di coscienza34, ciò si deve congiungere all'ultima questione sollevata dal testo della Fisica , e che pone il collegamento con la riflessione presente in Metafisica, ovvero lo Πρῶτον Κινοῦν Ἀκίνητον , o Primo-Motore . Questo struttura è da interpretarsi quale Causa- Assoluta , in quanto genera tutti i movimenti e mutazioni, senza però esservene partecipe35, o come altrimenti in Metafisica , esso deve essere eterno, privo di materia ed in atto , ovvero la Causa-Prima di tutto il Movimento e generante lo stesso Tempo36, in quanto questo enumerazione successiva del prima e del poi. Questa considerazione, che evita di addentrarsi oltre nel testo della Metafisica , tende ancora di più a sottolineare e semplificare quella che saranno le successive considerazioni sul Tempo , influenzate da questa concezione che hanno relegato il Tempo ad una sub- ordinazione all' Eterno , a mera successione di attimi discreti, od altrimenti ad un mero fatto dell'anima, insieme alla sempre piu esplicita relazione e sub-ordinazione a quelli che sono il Movimento ed il Di-Venire. A questo si aggiunge l'ultima fondamentale considerazione aristotelica di natura temporale, quella a proposito del Kaipöς37, quale momento opportuno dell'azione, determinante delle stesse disposizioni morali, co-relando quella che e la dimensione della virtu e dell'azione al Tempo, come esse siano intrinseche, nel loro divenire, nella sua costituzione. Questa ulteriore riflessione aristotelica rende ancora piu into-missivo il discorso di relegare il Tempo alla dimensione dell'animo e dell'umano, ma anche di sottolineare come, su due fronti differenti, l'Eterno sia un continuum metafisicamente superiore alla realta materiale, mentre il Tempo sia una unita di monadi discrete, appartenenti alla dimensione mondana, evidenziando in questo modo una dicotomia in-valicabile. Questa riflessione pero, mi permette di portare ad emersione un ulteriore questione, che ritornera nel successivo capitolo del presente volume. Infatti questo generarsi di una dimensione del momento-opportuno sembra ancor piu avvalorare la teoria secondo la quale il Tempo presenti, nella propria costituzione, delle dimensioni metafisicamente differenziate, ovvero soggiacenti ad una diversa forma metafisica che ne determina le singole costituzioni, e quella degli oggetti ad essi appartenenti. Questa sottolineatura del discreto, ovvero del momento, tende ancora di piu ad evidenziare quello che e il Tempo-Deciduo, l'unica dimensione nel quale e immerso l'umano e l'unica per la quale possa valere il momento od attimo, in quanto Suggellazione-Unitaria con la Totalita, che esalta un particolare agire od attimo della chronicita umana, innalzandola all'Eterno.
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1 Domandar-si quale luogo autentico della manifestazione del Pensare , quale Autentico Τ όπος della Filosofia , nel quale l' Idea viene a manifestarsi , divenendo possibile di rappresentazione nel Reale . Quanto detto deve essere considerato nel senso di un Dove dell' Evento , così come viene affermato da Carlo Sini, nel senso di quello anche degli eventi che non hanno luogo , in che Dis-P ó sizione dunque posso rilevare quello anche della Struttura del Tempo ? Questo discorso non è però da intendersi in un qualunque E-Ven í re , ma nel suo statuto originale di Struttura , o Struttura- Metafisica dello E-Ven í re . Pertanto dello E-Ven í re della Struttura del Tempo . Cfr. C. Sini, Kineseis. Saggio di interpretazione , Spirali Edizioni, Milano, 1982, in particolare pagg. 148-151 e pagg. 159-162.
2 Pensare da intendersi nella sua In-Cl ú sione nella Dimensione-Temporale , nella sua Dipendenza da questa, nonché quale quell'atto di Dis-Chi ú sura che non è il Ponderare o l' Esaminare , ma piuttosto l'autentica Ἀ - Λήθεια , il Dis-Vel à mento , il Trovar-Tempo , ovvero lo Eggi à re del Ri-P è tersi del momento del Domandar-Si sino al totale superamento degli Strati e delle Pieghe delle dimensioni del Tempo , sino alla sua Autentica Struttura .
3 Un Co-Inc í dere segnato dalla stessa Οὐσία del Trovar-Tempo , o dallo Eggi à re del Domandar-Si , in quanto appartente ad una delle Di-Mensi ó ni del Tempo , che evidenzia la natura Vel à ta della relazione tra la prima e la seconda Idea .
4 Osservazione-Assoluta quale luogo dello in-contro delle linee prospettiche che definiscono l'interpretazione della Struttura del Tempo , la quale non è solo un in-contro od inter-sezione , ma piuttosto un sovra-stare , uno star-sopra , proprio quel Τ όπος che è punto e non-punto , che è l' Autentica Natura del Domandar-Si sul Tempo .
5 Un Con-S í stere che deve essere inteso quale un Cum-S í stere , avere un fondamento-in od uno stare-con , nel senso di situato allo stesso livello ontologico. In questo senso l' Idea di Con-S í stere sottolinea con maggiore forza, rispetto ad altre, quello che è stato il ruolo del Tempo all'interno della Storia della Filosofia , ovvero ne sottolinea la sub-ordinazione , ed il suo essere sotto-posto ad un legame di relazione con dell'altro, senza mai essere stato preso quale Autentica e Singola Struttura , all'interno del panorama della riflessione filosofica.
6 Devo chiaramente sottolineare questo ultimo aspetto della riflessione sul Tempo , in quanto, la sua influenza ha negato quella che potrebbe essere chiamata la Pura Riflessione sull' Autentica Struttura Tempo , poiché è sempre stato preso in Con-Sider à zione , od in pensiero , quale membro di una relazione e mai quale Autentica ed A-Relazionata Natura Metafisica Strutturale .
7 Cfr. Aristotele, Fisica, nuova edizione testo Greco a fronte a cura di L. Ruggiu, Mimesis, Milano, 2007, pagg. 101-103.
8 A tale proposito deve essere menzionata, e ricordata, la riflessione nietzschiana della Ewige Wiederkunft , che eredita questa struttura, se così è possibile definirla, della ciclicit à stessa del Di- Ven í re del Flusso Temporale . Cfr. F. W. Nietzsche, Also sprach Zarathustra - Ein Buch f ü r Alle und Keinen e F. W. Nietzsche, Die fr ö hliche Wissenschaft ; per le edizioni di riferimento rifarsi alla bibliografia.
9 Senza anticipare la mia riflessione basti ricordare le varie rappresentazioni che la grecità classica ha offerto del Tempo : Χρόνος , Αἰών e Καιρός . Da queste tre differenti forme è già possibile evincere le dinamiche manifestative del Tempo all'interno della Storia della Filosofia . Eppure bisogna constatare come Χρόνος quale padre dell'ultima stirpe divina consegni al Tempo , e nel- Tempo , la In-Mortalit à e l' Eternit à, sottolineando in questo modo come la stessa Idea di Eterno , dello Ἀΐδιος , non generi alcuna dicotomia con il Χρόνος , del quale è sempre partecipe, o più precisamente, presenta quella che è la Dipendenza-Assoluta in relazione al Χρόνος . Lo stesso dicasi per lo Αἰών , che viene associato all' Eternit à , oltre che alla particolare figura mitologica di Οὐρανός che, in quanto padre del Tempo-Divino , porta già in sé quella particolare costituzione che è appartenente alla Dimensione-Temporale . Questo, in parte, giustifica quella che è la mia riflessione a proposito di un Tempo Ultra-Temporale , di un Tempo che non sia in un qualche modo vincolato ad una relazione-planare con il Χρόνος e che, pertanto, sia quello che io definisco nella mia riflessione come lo Α - Χρόνος .
10 Precisamente, ed in modo più generale, sarebbe meglio indicarlo con Εἰμί .
11 Va sottolineato come questa differenza non abbia ancora un carattere ontologico, così come emerge dalla riflessione di Heidegger, come non risulta possibile un confronto con l' Idea di Nihilismo , della quale mi occuperò in seguito e che, a livello della riflessione sul Tempo , occupa una posizione molto più rilevante sia dal punto di vista ontologico, che costitutivo.
12 Cfr. J. Derrida, Ousia e gramm è , in Marges de la philosophie , Les Editions de Minuit, Paris, 1972, pagg. 31-79, pag. 33; M. Heidegger, Sein und Zeit , pagg. 432-433.
13 Qui appunto il carattere aporetico dell' Essere così concepito, in quanto l' Eterno è sempre e comunque, per sua stessa definizione ed essenza di Idea , in rapporto di relazione con la Dimensione del Tempo .
14 A proposito dei due cosiddetti paradossi contro il pluralismo è possibile affermare, e constatare, come in essi vi siano quei particolari motivi che hanno influenzato le successive riflessioni sul Tempo . Nel primo paradosso si sostiene che se le cose fossero molte, esse sarebbero allora contemporaneamente finite ed infinite, questo comporta pertanto che la Dimensione Temporale , così considerata è pur sempre una dimensione del Tempo-Presente , secondo lo schema costitutivo illustrato da Parmenide a proposito dell' Essere . Il secondo paradosso, di maggiore interesse a proposito del Tempo , afferma che se le unità non hanno grandezze, le cose da esse composte non avranno grandezze, mentre se le unità avranno una determinata grandezza, allora le cose composte da un'infinità di unità avranno grandezza infinita. Questo paradosso assume uno statuto particolare nel momento in cui consideriamo il Tempo , quale unità, che viene a comporre una determinata dimensione ontologica. Se infatti il Tempo avesse un proprio Μέτρον , in quanto specifico del Di- Mensi ó narsi , allora in quanto tale Esso perderebbe la propria lineare continuità, risultando suddiviso non solo per convenzione della misura umana del Mutamento , ma anche per sua stessa suddivisione. Ciò comporterebbe anche un secondo problema, legato alla In-Limitatezza od In- Finitezza , poiché risulterebbe la perdita del Continuum dato da queste strutture, in quanto esse si costituisco ontologicamente nella loro stessa unità. Questa nota risulta quantomai interessante, se si tiene presente di come la riflessione sul passata sul Tempo non abbia mai considerato le precedenti questioni aporetiche . Come verrò ad esporre nel successivo capitolo, la loro considerazione avrebbe potuto risolvere talune aporie se le relazioni , di cui il Tempo è sempre stato considerato membro, fossero state poste in discussione da questi paradossi.
15 Si consideri ora il Tempo nella riflessione che io voglio proporre, come sarebbe infatti possibile che fosse divisibile, nel momento in cui fosse un Principio-Primo , dal quale si vengono a generare le stesse Idee ? Ma soprattutto, considerato in quelle sue originarie divisioni, le sue Dimensioni ed i suoi Strati , come sarebbe possibile una loro siffatta inter-sec à zione ? Quello che questi due primi paradossi suggeriscono è più che mai interessante, ma bisogna considerarli attraverso una differente ottica, ovvero, se il Tempo fosse l'unica Categoria su cui si fondano tutte le Idee , come sarebbe possibile che esso presenti una tale divisione? Ebbene, questo sarebbe possibile solo nell'ottica in cui uno dei suoi Strati fosse detentore della giurisdizione del Reale , e per questo Im- M è rso e Circond à nte quest'ultimo, che ne condiziona la stessa costituzione della sua Idea . Questa Sotto-Categoria del Tempo è quella del Tempo-Deciduo , a cui partecipa, in quanto Idea-Sub- Ordinata , il Reale e la sua propria manifestazione.
16 Cfr. La sezione dedicata a Zenone di Elea in Eleati (Parmenide-Zenone-Melisso), Testimonianze e frammenti , a cura di M. Untersteiner e G. Reale, presentazione di G. Reale, Bompiani, Milano, 2011.
17 In quanto, le precedenti coppie dicotomiche di Idee sono sempre presenti, ed hanno esercitato una notevole influenza, nelle differenti riflessioni sul Tempo . Non costituirà dunque un arbitrarioosservare come Esse presentino ruoli differenti, a seconda di quale particolare concezione sul Tempo si venga a considerare, qualunque sia la linea interpretativa cui essa appartiene.
18 Cfr. La sezione dedicata a Melisso di Samo in Eleati (Parmenide-Zenone-Melisso), Testimonianze e frammenti .
19 Ἄ - Τόμος nel senso del privo di Τόμος , quindi della facoltà dell' Essere-Divisibile o Tagliato , privo dello Τέμνω . A questo proposito tale attività, che può essere resa nella sua forma generale, relegata al solo Reale ed alle Manifestazioni assume il ruolo che si avvicina a quello della Dimensione del Μεταπίπτω - Καταπίπτω , ovvero, Esso nel suo essere Α - Τέμνω è altresì fautore di quel Πίπτω , di quel Decad é r-Si , od appartenimento al Deciduo , come le cose di mondo. In questa osservazione posso considerare il ruolo dello Ἄ - Τομος nella prospettiva di una riflessione sul Tempo-Assoluto , in virtù di quelle che sono le sue caratteristiche, che si ri-presentano nella considerazione degli oggetti appartenenti alle Dimensioni del Tempo . Esclusa ovviamente la Dimensione dello Α - Χρόνος , è possibile constatare come questa proprietà generale dello Α - Πίπτω sia costitutiva del Flusso-Temporale , in quanto, solo attraverso di Esso, rispetto al confronto con uno Α - Τέμνω , è possibile quella Differentia Metafisica tra l' Eterno ed il Deciduo . Esclusivamente attraverso la loro immersione nel Χρόνος , nella possibilità dell'azione del Πίπτω , o Τέμνω , precisamente, il Fluire- Temporale è un Fluire dello Ἄ - Ττομος , in quanto, flusso che costituisce la Differentia tra quello che Permane e quello che è soggetto al Mutamento derivante dal Fluire del Tempo .
20 Di questo discorso, strutturato in due ipotesi con quattro conseguenze, è interessante notare come nel Sofista avvenga quel capovolgimento di risultati, che viene definito quale "parricidio di Parmenide" da parte di Platone. Infatti, dando per scontata la riflessione esposta nel Parmenide , è possibile ri-trovàre nel discorso esposto nel Sofista un interessante punto di riflessione a proposito sulla costituzione del Tempo . Se la conclusione di questo “parricidio” è l'ammissione del Non- Essere quale modalità dell' Essere , ammettendo la molteplicità di questo, cui partecipano i cinque generi di Essere , Identico , Diverso , Stasi e Movimento , è possibile ri-trovare una genetica comune, per la quale pure l' Essere stesso segue ad un ulteriore Principio-Metafisico . Ammettendo i cinque generi è possibile ritrovare quella con-catenazione di riflessioni la cui conclusione, nonché suo apice-generatore, è il Tempo , dal quale è possibile mostrare la discendenza dei cinque generi quali Idee , situate al medesimo livello planare e metafisico dell' Essere .
21 Cfr. Platone, Parmenide , a cura di F. Ferrari, BUR, Milano, 2004, 131c12-131e9, pagg. 215-217. Nei riferimenti dei testi greci indicherò sempre la citazione con numero arabo di paragrafo e rigo di riferimento, se necessario preceduto dal numero romano del libro e poi quello in arabo del capitolo, il numero delle pagine indicherà sempre quella dell'edizione commentata in italiano, od il testo a fronte.
22 Cfr. Ivi 132c14-133a10, pagg. 221-223.
23 Cfr. Ivi 134b4-135c3, pagg 229-233.
24 Cit. Platone, Timeo , a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2000, 37d4-37d5, pag. 107.
25 Cit. Ibidem .
26 Nelle stesse pagine di riferimento del Timeo ricorre nuovamente l'errata concezione del Tempo sub-ordinato all' Eternit à , come anche il suo essere intrinsecamente relazionato al cielo ed al moto dei pianeti, quasi che fosse la sua costituzione meramente fisica o naturale.
27 Cfr. Aristotele, Fisica , nuova edizione testo Greco a fronte a cura di L. Ruggiu, Mimesis, Milano, 2007, I, 7, 190a9-190b1, pagg. 33-35.
28 Cfr. Ivi , I, 7, 191b3-191b23, pag. 35.
29 Cfr. Ivi , IV, 1, 208b-209a30, pagg. 126-131.
30 Cfr. Ivi , IV, 8, 214b12- IV 9, 216b22-217b28, pagg. 155-167.
31 Cit. Ivi , IV, 10, 217b33-217b34, pag.169.
32 Cfr. Ivi , IV, 11, 218b21-220a26, pagg. 171-179.
33 Cit. Ivi , IV, 11, 219b1-219b3, pag. 175.
34 Cfr. Ivi , IV, 11, 223a20-223a22, pag. 191.
35 Cfr. ivi , VIII, 5, 257b14-257b30, pag. 349.
36 Cfr. Aristotele, Metafisica , introduzione e traduzione a cura di G. Reale, con appendice bibliografica di R. Radice, Bompiani, Milano, 2006, Λ, 8, 1073a24-1073a34, pag. 596.
37 Cfr. Aristotele, Etica Nicomachea, a cura di C. Mazzarelli, Bompiani, Milano, 2005, II, 2, 1103b33, pag.89.
- Citar trabajo
- Dott. Mag. Luca Magni (Autor), 2011, Una introduzione alla riflessione sul Tempo-Assoluto o A-Chrónos, Múnich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/174535
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