La rivista letteraria “Il Caffè” è il risultato di un processo intellettuale e culturale che nei secoli successivi alla sua pubbilicazione influenzerà fortemente la storia culturale d’Italia e d’Europa.
La particolarità del “Caffè” è che concettualmente nasce, da un lato come rivista periodica e dall’altro come progetto unitario. I fogli vengono infatti pubblicati ogni dieci giorni, ma è fin da principio intenzione degli autori rilegarli a fine anno in un unico tomo. Per perseguire questo obbiettivo sono necessarie delle strategie narrative che permettono di legare tra loro gli articoli. Come vedremo tra poco gli autori del Caffè ricorrono al mezzo della cornice.
L’analisi della cornice agli articoli del Caffè apparsi nel periodico milanese nel biennio 1764-1766 è l’obbiettivo del nostro lavoro.
L’indagine intorno alla cornice è fondamentale, da un lato perché la cornice è “un artificio antico e di grande e a volte eccelsa tradizione letteraria” e dall’altro perché permette di decifrare il pensiero degli scrittori-redattori della rivista.
In particolare ci concentreremo sulla figura di Pietro Verri, attorno alla quale ruota la finzione letteraria della cornice.
Prima di concentrarci sui contributi firmati dal Verri, sempre all’interno della cornice, definiremo la localizzazione della cornice nella bottega del caffettiere greco Demetrio. Vedremo infatti come la bottega diventi il luogo-centro in cui affluiscono tutte le notizie e tutte le idee.
Strettamente legata alla funzione della bottega come luogo-centro, troviamo la figura fittizia del caffettiere Demetrio. Nel corso del nostro lavoro analizzeremo le varie funzioni di questo personaggio, tra cui quella più importante di alter ego di Pietro Verri.
Infine ci concentreremo proprio sul lavoro di “collante” del Verri, che attraverso introduzioni, lettere, commenti, etc. cerca di creare una continuità tra i diversi fogli pubblicati.
Indice:
1. Introduzione
2. Introduzione al Caffè
3. La cornice fittizia della bottega del caffé
4. Il ruolo di Demetrio
4.1 La funzione di personaggio attivo
4.2 La funzione di personaggio tramite
5. Le introduzioni firmate di Pietro Verri
6. Conclusione
Bibliografia:
Il Caffè (1764-1766); a.c. di Gianni Francioni e Sergio Romagnoli; Bollati Boringheri; Torino, 1998
Illuministi Settentrionali; a.c. di Sergio Romagnoli; Rizzoli; Milano; 1962
Vincenzo Ferrone, I profeti dell’illuminismo : le metamorfosi della ragione nel tardo Settecento italiano, Laterza, Roma ,2000
Renato Pasta, La battaglia politico-culturale degli illuministi lombardi, Principato, Milano, 1974
Franco Venturi, Utopia e riforma nell'illuminismo, Einaudi, Torino, 1973
1. Introduzione
La rivista letteraria “Il Caffè” è il risultato di un processo intellettuale e culturale che nei secoli successivi alla sua pubbilicazione influenzerà fortemente la storia culturale d’Italia e d’Europa.
La particolarità del “Caffè” è che concettualmente nasce, da un lato come rivista periodica e dall’altro come progetto unitario. I fogli vengono infatti pubblicati ogni dieci giorni, ma è fin da principio intenzione degli autori rilegarli a fine anno in un unico tomo. Per perseguire questo obbiettivo sono necessarie delle strategie narrative che permettono di legare tra loro gli articoli. Come vedremo tra poco gli autori del Caffè ricorrono al mezzo della cornice.
L’analisi della cornice agli articoli del Caffè apparsi nel periodico milanese nel biennio 1764-1766 è l’obbiettivo del nostro lavoro.
L’indagine intorno alla cornice è fondamentale, da un lato perché la cornice è “un artificio antico e di grande e a volte eccelsa tradizione letteraria”[1] e dall’altro perché permette di decifrare il pensiero degli scrittori-redattori della rivista.
In particolare ci concentreremo sulla figura di Pietro Verri, attorno alla quale ruota la finzione letteraria della cornice.
Prima di concentrarci sui contributi firmati dal Verri, sempre all’interno della cornice, definiremo la localizzazione della cornice nella bottega del caffettiere greco Demetrio. Vedremo infatti come la bottega diventi il luogo-centro in cui affluiscono tutte le notizie e tutte le idee.
Strettamente legata alla funzione della bottega come luogo-centro, troviamo la figura fittizia del caffettiere Demetrio. Nel corso del nostro lavoro analizzeremo le varie funzioni di questo personaggio, tra cui quella più importante di alter ego di Pietro Verri.
Infine ci concentreremo proprio sul lavoro di “collante” del Verri, che attraverso introduzioni, lettere, commenti, etc. cerca di creare una continuità tra i diversi fogli pubblicati.
2. Introduzione al Caffè
“Il Caffè” nasce a Milano nel 1764 come foglio periodico di quattro pagine pubblicate ogni dieci giorni. L’avventura del periodico fu breve e terminò alla fine della seconda annata di pubblicazione nel 1766.
Autori entusiasti della rivista sono gli uomini dell’Accademia dei Pugni, tra i quali si distinguono le voci dei fratelli Pietro e Alessandro Verri e quella di Cesare Beccaria.
Gli obbiettivi del periodico vengono presentati nel primo foglio, intitolato “Introduzione”[2], pubblicato anonimo nel giugno 1764. In realtà, come vedremo più avanti, si può far risalire questo testo a Pietro Verri, autore del testo successivo intitolato “Storia naturale del caffè” (firmato come P.), e probabilmente di tutti i testi della cornice.
Nell’introduzione gli autori rispondono alle domande fittizie dei lettori indicando che il Caffè è una rivista pubblicata ogni dieci giorni contenente testi che toccano argomenti diversi tra loro ma attuali e di pubblica utilità. Viene inoltre scelto uno stile “che non annoi”[3]. L’idea è quella di pubblicare i fogli periodici “insin a tanto che avranno spaccio”[4] e arrivati a trentasei fogli di farne “un tomo di mole discreta”[5]. Gli autori si impongono inoltre di sospendere la pubblicazione dei fogli “se poi il pubblico non li legge”[6] e informano inoltre il pubblico sul fine del progetto, che risulta “una aggradevole occupazione per noi, il fine di far quel bene che possiamo alla nostra patria, il fine di spargere delle utili cognizioni fra i nostri cittadini divertendoli, come altrove fecero Steele e Swift e Addisson e Pope [7] ed altri”.[8]
Dopo questa breve ma esaustiva motivazione del progetto gli autori, spiegando il titolo della rivista, introducono il lettore nella cornice fittizia della bottega del caffè.
Attraverso la descrizione della bottega del caffettiere greco Demetrio, il lettore viene informato sul titolo del periodico “Il Caffè”, “poiché [i fogli] appunto son nati in una bottega di caffè”[9].
3. La cornice fittizia della bottega del caffè
Nell’introduzione viene descritta la bottega del caffè del caffettiere greco Demetrio, che “sen venne in Milano dove son già tre mesi che ha aperta una bottega addobbata con ricchezza ed eleganza somma. In essa bottega primieramente si beve un caffè che merita il nome veramente di caffè”[10].
La particolarità della bottega di Demetrio non è la possibilità di consumare un ottimo caffè, ma quella di immergersi in un ambiente di grande cultura. Le numerose possibilità per ampliare la propria conoscenza personale vengono pure elencate nell’introduzione, nella quale viene detto che “in essa bottega chi vuole leggere trova sempre i fogli di novelle politiche […],trova per suo uso e il Giornale enciclopedico e l’Estratto delle letteratura europea e simil buone raccolte di novelle interessanti […] v’è di più un buon atlante, che decide le questioni che nascono nelle nuove politiche”[11].
Oltre alle molte opere di consultazione disponibili nella bottega, essa svolge la funzione di luogo-centro nel quale hanno luogo le discussioni e nel quale confluiscono le informazioni utili alla stesura dei fogli periodici. Viene infatti detto che “in essa bottega per finire si radunano alcuni uomini, altri ragionevoli, altri irragionevoli, si discorre, si parla, si scherza, si sta sul serio; ed io, che per naturale inclinazione parlo poco, mi son compiaciuto di registrare tutte le scene interessanti che vi vedo accadere e tutt’i discorsi che vi ascolto degni da registrarsi”.[12]
Nella descrizione dell’autore il concetto di bottega come luogo di scambio di opinioni si trova alla fine della descrizione. Questa posizione di rilievo nel testo sottolinea l’importanza della funzione di polo di scambio nel quale convergono tutte le idee inserite nella rivista.
Questo luogo-centro permette la finzione di un dialogo tra autori e pubblico. Infatti la scelta di usare una cornice allo stesso tempo mondana e leggera, permette ai suoi ideatori di discutere argomenti seri lontano dai luoghi canonici della cultura e di avvicinarsi ai loro lettori.
La cornice svolge anche la funzione di schermo protettivo per gli autori che “registrano” le scene e le riportano nel periodico senza doversi esporre personalmente. Essa rende infatti possibile una “zona di relativa immunità, di lieve declinazione di responsabilità”[13]. Inoltre la cornice permette agli autori, in particolare a Pietro Verri, attraverso le lettere fittizie dei lettori di introdurre e affrontare temi di natura diversa.
Altro elemento interessante di quest’ultima descrizione è rappresentato dall’emergere di un “io” che afferma di limitarsi alla registrazione delle discussioni che avvengono nella bottega, senza partecipare attivamente a esse.
Questa voce appartiene a Pietro Verri che, come vedremo in seguito, si incarica di introdurre e di commentare molti dei testi pubblicati nel periodo 1764-1765. La presenza di questo “io” rappresenta, in particolare durante la stesura dei primi fogli, la voce della “redazione virtuale” che si occupa della rivista e che mantiene viva la finzione letteraria nella quale sono inseriti i testi.
La finzione letteraria della cornice si avvicina molto alla realtà grazie alla capacità di Pietro Verri di dosare la propria presenza e quella del caffettiere Demetrio negli spazi dedicati alla cornice in funzione del principio di verosimiglianza.
4. Il ruolo di Demetrio
4.1. La funzione di personaggio attivo:
Demetrio è il caffettiere greco proprietario della bottega del caffè. La figura del caffettiere è presente “attivamente” soprattutto nel primo tomo, e va progressivamente dileguandosi nel secondo, fino a diventare unicamente una figura di sfondo necessaria a sostenere la finzione letteraria della cornice.
La figura di Demetrio è caratterizzata già nell’introduzione del primo foglio attraverso una lunga descrizione delle origini e del percorso che ha portato il caffettiere greco a Milano. Il nome viene indicato quando l’osservatore descrive il suo aspetto esteriore definendolo “uomo che ha tutto l’esteriore d’un uomo ragionevole, e trattandolo si conosce che la figura che ha gli sta bene[…] Demetrio ride quando vede qualche lampo di ridicolo ma porta sempre in fronte un onorato carattere di quella sicurezza che un uomo ha di sé quando ha ubbidito alle leggi[…]”[14].
Demetrio entra in scena attivamente spiegando ad alcuni clienti la storia del caffè, che l’osservatore Pietro Verri ritiene affidabile, in quanto “conforme a quanto ne aveva letto nelle Memorie dell’Accademia Reale delle Scienze di Parigi”[15] e in altri testi scientifici. Anche nel testo “La festa da ballo”[16], Demetrio esercita un ruolo attivo mentre riflette con il suo interlocutore Pietro Verri sulle feste mondane.
Dopo le riflessioni sulla festa da ballo, Pietro Verri lascia a lungo la figura del caffettiere sullo sfondo. Quando decide di reintrodurlo attivamente nella narrazione, riporta all’inizio dell’articolo “Le maschere della commedia italiana”[17] che “il nostro buon Demetrio si è lagnato con noi perché da tanto tempo non si faccia più menzione della sua persona in questi fogli”[18]. Anche questo articolo è il frutto di una discussione tra Pietro Verri e Demetrio.
Crediamo si possa identificare in Demetrio un alter ego di Pietro Verri, in quanto il caffettiere permette nella sua bottega la diffusione di idee nuove, come lo scrittore fa nel suo giornale.
La finzione letteraria impone a Verri di delegare a una figura fittizia il ruolo di punto di riferimento e di “raccoglitore” di idee e di testi.
Inoltre nell’ultimo foglio del primo tomo la figura Demetrio si libera della mediazione di Pietro Verri e si rivolge direttamente ai lettori.
Demetrio motiva questa scelta dicendo che per un anno egli ha permesso che “stampassero il mio riverito nome, le mie sensate opinioni, le riflessioni che mi hanno poste in bocca, senza che mai io mi sia presa la libertà di parlare al pubblico un po’ da me stesso e farmi intendere senza interprete. Ma in quest’ultimo foglio almeno io voglio ch vi sia qualche cosa di mio…”[19].
La scelta di permettere al caffettiere di prendere parola e di rivolgersi ai lettori, crediamo sia dovuta al legame che si è creato durante l’anno tra la figura stessa e il pubblico. Infatti il pubblico riconosce nella figura del caffettiere una figura familiare che cerca di divulgare le notizie che si accumulano nella sua bottega al popolo tutto.
La risposta alla lettera di Demetrio, che chiudeva il primo tomo, redatta da Alessandro Verri, nel foglio XXXIII del secondo tomo, cancella ogni dubbio sull’esistenza unicamente fittizia di Demetrio e del suo alter ego Pietro Verri.
Infatti nella sua risposta Alessandro Verri fa riferimento alla posizioni prese dal fratello Pietro nel corso del primo anno di pubblicazione del “Caffè”, smascherando così la figura fittizia di Demetrio.
Nel suo saggio[20] Romagnoli osserva che “fino a questo punto il Verri [Pietro] aveva giocato su due tavoli: uno era quello propriamente della direzione, sul quale si decideva quale articolo introdurre, quale postillare alla fine, come riempire di avvisi e di noterelle i fogli rimasti incompleti, sull’altro invece, s’impostava la figura del greco Demetrio, che è l’immagine ideale di una popolana dignità di costumi e di educazione civile”[21].
Noi siamo persuasi che la lettera di Alessandro Verri, svelando il mistero attorno al rapporto di identità tra Demetrio e Pietro Verri, contribuisca a spingere definitivamente sullo sfondo la figura del caffettiere. Come avevamo anticipato all’inizio di questo capitolo, è evidente la riduzione dello spazio dedicato a Demetrio nel secondo tomo, che si riduce progressivamente fino a scomparire.
4.2. La funzione di personaggio-tramite:
Spesso la figura di Demetrio si limita a fare da tramite tra il pubblico e gli autori del periodico. Nella finzione della cornice il caffettiere consegna le lettere dei lettori contenenti testi da pubblicare.
Un esempio è il testo “Elementi di commercio”[22], scritto da Pietro Verri (che si firma sempre P.), presentato come creazione di un lettore che si firma con il nome di Filantropo. Anche la lettera del futuro studente di medicina, dal titolo “La medicina”[23], risponde alla stessa logica. Chi risponde alla lettera è anche in questo caso Pietro Verri.
Il fatto che sia sempre Pietro Verri a rispondere alle lettere che nella finzione della cornice sono destinate a Demetrio, rafforza la tesi che il caffettiere sia l’alter ego dello scrittore.
Per rendere verosimile la figura di Demetrio e la cornice, gli autori invitano a più riprese i lettori a partecipare alla redazione dei fogli periodici e a consegnare i loro testi direttamente al caffettiere. Per incentivare le collaborazioni i lettori riceveranno gratuitamente esemplare della raccolta, nel caso in cui i loro testi vengano pubblicati[24]. La possibilità di ricevere un premio materiale, rende concreta la figura del caffettiere e realistica la cornice.
L’elemento che avvicina di più la finzione letteraria della cornice alla realtà, è l’ironico “concorso a premi” proposto ai lettori, dal il titolo “Ai lettori”[25]. Infatti i lettori devono rispettare una data di scadenza misurabile, “di due mesi” a partire dalla pubblicazione del ventinovesimo foglio. Inoltre i vincitori potranno ritirare presso Demetrio dei veri premi, ovvero dei voluminosi tomi realmente esistenti. Naturalmente i premi proposti non sono scelti a caso, ma permettono agli autori del Caffè di rispondere alle critiche di coloro che ritengono che essi non scrivono cose nuove.
Demetrio è infine anche destinatario di lettere fittizie da consegnare agli scrittori del periodico, come quelle dal titolo “Le riverenze”[26] e “A Demetrio”[27], scritte da Alessandro Verri (sempre con firma A.).
5. Le introduzioni firmate di Pietro Verri
Come abbiamo visto in precedenza la cornice della bottega del caffè è necessaria ad immergere gli argomenti narrati in un contesto letterario. Abbiamo anche visto come la figura del caffettiere Demetrio faccia da tramite tra il mondo reale e il mondo fittizio dei fogli periodici. Nella nostra analisi abbiamo anche detto come in Demetrio si possa identificare l’alter ego di Pietro Verri.
Inoltre, come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza, dalle discussioni tra Demetrio e Pietro Verri e da quelle osservate dallo stesso Verri nascono molti articoli del Caffè come “registrazione” dei discorsi.
Bisogna però sottolineare che il Verri non si limita a muoversi nella cornice attraverso la figura di Demetrio, ma spesso s’incarica d’introdurre i testi scritti da lui stesso o da altri autori.
Questo avviene spesso durante il primo anno di pubblicazione dei fogli (1764-1765), poi raccolti nel primo tomo, dove sembra evidente la necessità di introdurre gli articoli e di commentarli.
In effetti, per quanto riguarda gli articoli raccolti nel primo tomo, le brevi introduzioni di Pietro Verri sono poco più di una ventina e sono quasi tutte firmate (sempre con firma P).
In queste brevi introduzioni Pietro Verri motiva le scelte editoriali, come è il caso per il testo di Secchi dal titolo “La coltivazione del tabacco”[28]. Affermando che “mi è stato dato un progetto sulla coltivazione di tabacco […] Credo che sia un bene che molti scrivino e pensino su gl’interessi veri d’una nazione, sulle finanze, sul commercio e sull’agricoltura”[29].
Spesso le brevi introduzioni sono precedute da un commento all’articolo precedente. Troviamo un esempio nel XII foglio del primo tomo, dove Pietro Verri commenta brevemente le “Osservazioni sui fedecommessi”[30] di Longo e poi propone di passare ad un altro articolo. In questo caso però non segue immediatamente un articolo, ma degli “avvisi ai signori caffettieri”[31] ai quali Pietro Verri risponde.
Come era il caso delle lettere dei lettori a Demetrio, anche Pietro Verri pubblica delle lettere firmate, scritte da lui e che hanno la funzione di introdurre gli articoli. Ad esempio Pietro Verri scrive la “Lettera d’un freddista”[32], oppure la lettera dal titolo “Un ignorante agli scrittori del Caffè”[33] alla quale egli risponde con determinazione subito dopo.
Il ricorso a questi artefici, mostra la necessità dei redattori dei fogli periodici di avvicinarsi il più possibile alla realtà. Una realtà ideale in cui il pubblico interagisce con entusiasmo con la redazione del giornale e partecipa attivamente alla sua realizzazione.
Durante il secondo anno (1765-1766) la presenza delle introduzioni diminuisce notevolmente. Infatti nel secondo tomo si contano solo cinque introduzioni e nessuna di esse è firmata.
Possiamo supporre che esse siano state redatte da Pietro Verri, dato che egli se ne incaricò già durante il primo anno.
Interessante osservare come i redattori del Caffè e, a nostro modo di vedere, Pietro Verri, siano stati coscienti di questa mancanza. Infatti, in una lettera “agli scrittori del Caffè” [34] inserita nel foglio XXVIII, un lettore si lamenta scrivendo che “è molto tempo dacché voi non inserite ne’ fogli vostri lettere che vi vengono dirette, non mi curo di saperne la cagione, questa però vi prego di non dimenticarla nel fascio delle altre”[35].
In questa ultima lettera indirizzata agli scrittori del Caffè si nota come il desiderio iniziale di un dialogo, fittizio che fosse, con il pubblico non esiste più.
Il lettore e gli autori stessi percepiscono come la pubblicazione degli articoli sia diventata un puro esercizio intellettuale, allontanandosi da una parte dalla finzione narrativa-letteraria della cornice, e dall’altra dal pubblico iniziale che si voleva più vasto possibile.
A questo progressivo dissolversi della cornice è coerente il commiato finale. Non più sottoforma di lettera, come nel primo tomo, ma informando il lettore con il breve avviso: “gli autori di questi fogli avvisano che qui termina il loro lavoro, e che se qualche stampatore pubblicherà in avvenire altri fogli del Caffè, saranno opera d’altra mano”[36].
6. Conclusione
Attraverso questa breve analisi della cornice agli articoli pubblicati nel periodico Il Caffè, abbiamo voluto soffermarci soprattutto sull’importanza della finzione letteraria per l’omogeneità del testo e sul ruolo di Pietro Verri.
Come abbiamo visto, soltanto attraverso la cornice gli articoli trovano un punto comune, in quanto confluiscono attraverso diversi meccanismi nello stesso luogo-centro. Questo punto d’arrivo è rappresentato dalla bottega del caffè, dal caffettiere greco Demetrio e dal suo alter ego Pietro Verri. Questo lavoro ci ha permesso di sottolineare l’enorme lavoro fatto da Pietro Verri, che oltre a scrivere alcuni degli articoli, si è incaricato di cucire tra loro i vari contributi creando la continuità necessaria a racchiudere i testi nel tomo di fine anno.
Proprio, e forse unicamente, attraverso gli elementi della cornice possiamo seguire e comprendere il percorso della redazione del periodico, le sue difficoltà redazionali ed editoriali, la ricerca del dialogo con il pubblico.
Possiamo quindi affermare che l’analisi della cornice ci permette, in alcuni casi, di comprendere meglio gli articoli e le loro intenzioni, in quanto essi vengono a volte introdotti e a volte pure commentati.
Allo stesso tempo, come abbiamo avuto modo di vedere, la cornice protegge gli autori quando le posizioni si fanno compromettenti, permettendo loro di far conoscere la loro opinione circa la cultura e la società dell’epoca..
[...]
[1] Sergio Romagnoli, in Il Caffè» tra Milano e l’Europa introduzione a Il Caffè (1764-1766); a.c. di Gianni Francioni e Sergio Romagnoli; Bollati Boringheri; Torino, 1998, p.74
[2] Il Caffè (1764-1766); a.c. di Gianni Francioni e Sergio Romagnoli; Bollati Boringheri; Torino, 1998, pp.11-14
[3] Il caffè, p.11
[4] Idem, p.11
[5] Idem, p.11
[6] Idem, p.11
[7] Questi autori pubblicarono a inizio del XVIII secolo in Inghilterra le riviste “The Tatler” (Steel), “The Examiner” (Swift) e “The Spectator” (Steel, Addison e Pope). Soprattutto a quest’ultima rivista fa esplicitamente riferimento “Il Caffè”, tanto da essere definito da Pietro Verri in un suo carteggio “Le Spectateur de l’Italie”. da Sergio Romagnoli, Il Caffè 1764-1766, note p.1017
[8] Il caffè, p.11
[9] Idem, p.12
[10] Idem, p.12
[11] Idem, p.12
[12] Il Caffè, p.12
[13] Sergio Romagnoli, «Il Caffè» tra Milano e l’Europa,.p.74
[14] Il Caffè p.12
[15] Il Caffè p.17
[16] Idem, pp. 92-96
[17] Idem, pp. 388-392
[18] Idem, p. 388
[19] Idem, p. 402
[20] Sergio Romagnoli , Il Caffè» tra Milano e l’Europa, p.74
[21] Idem, …p.74
[22] Il Caffè pp. 29-38
[23] Idem,, pp.200-211
[24] Idem, p.59
[25] Idem, p.321-322
[26] Idem, pp. 73-78
[27] Idem, pp. 751-752
[28] Il Caffè pp. 56-59
[29] Idem, pp. 55-56
[30] Idem pp. 115-132
[31] Idem pp. 132-134
[32] Idem, pp. 298-299
[33] Idem, pp. 352-354
[34] Idem, pp. 704-705
[35] Il Caffè p. 704
[36] Idem, p. 803
- Citation du texte
- Nathalie Ghiggi (Auteur), 2006, La bottega del caffè, Demetrio e Pietro Verri: Analisi della cornice de 'Il Caffè (1764-1766)', Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/110712
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