La Storia e tecnologia degli strumenti musicali è oggi parte integrante dei programmi di studio in Conservatori e Università. Qual è la sua valenza formativa?
Innanzi tutto, è opportuno che l’interprete sappia come sono nati i vari strumenti, e quale è stata la loro evoluzione o involuzione nel corso del tempo.
In secondo luogo, è importante che il musicista conosca le motivazioni che stanno alla base di tali eventi: tra esse vi sono certamente lo sviluppo di nuove concezioni estetiche, e il variare della situazione socio-economica.
Ad esempio, il superamento dell’estetica rinascimentale, fondata sull’equilibrio, a favore di una nuova concezione mirante ad esprimere e comunicare affetti, sentimenti e passioni, ha dato rilievo agli strumenti capaci di illustrare tali passioni per mezzo di ampie estensioni e grandi variazioni di intensità. Viceversa, sono stati abbandonati gli strumenti musicali che, per le loro peculiarità costruttive, avevano estensione limitata e producevano suoni di intensità fissa.
Anche il variare della situazione socio-economica può incidere profondamente sulle tecniche di costruzione degli strumenti musicali: grandi innovazioni, infatti, si sono originate in seguito a progressi nella lavorazione dei metalli, dissolvimento delle antiche corporazioni professionali, competizioni commerciali o eventi bellici che limitavano la disponibilità di taluni materiali, avvio di strategie aziendali incentivanti la produzione di strumenti a basso costo.
In terzo luogo, è parte essenziale del bagaglio del performer sapere che l’evoluzione tecnologica degli strumenti ha influito fortemente sulla prassi esecutiva, rendendo possibile (o viceversa inibendo) l’esecuzione di particolari effetti sonori, che dunque sono stati inclusi (o viceversa esclusi) dalle composizioni musicali di un determinato periodo.
La Storia e tecnologia degli strumenti a fiato può dunque raccordarsi organicamente ad altre discipline (quali Storia ed estetica della musica Storia e analisi del repertorio, Prassi esecutiva e repertorio solistico, Musica d’insieme e da camera strumentale, Prassi esecutiva e repertorio d’orchestra) e insieme ad esse contribuire a formare performer che siano non sosltanto brillanti strumentisti ma anche validi esponenti culturali.
Premessa
L’inserimento della disciplina “Storia e tecnologia degli strumenti a fiato” nell’ambito dei percorsi accademici di 2° livello attivati nei Conservatori testimonia il valore formativo attribuito a questa disciplina, deputata a far acquisire al musicista piena consapevolezza del panorama storico e tecnologico relativo al suo strumento e agli altri strumenti a fiato.
E’ evidente, infatti, che e opportuno che l’interprete sappia come sono nati i vari strumenti a fiato, quale e stata la loro evoluzione nel corso del tempo, e che alcuni di essi sono stati abbandonati, perche non piu rispondenti alla concezione estetica di un determinato periodo.
Ed e altrettanto importante che il musicista conosca le motivazioni che stanno alla base degli eventi citati: tra esse vi e certamente lo sviluppo di nuove concezioni estetiche. Ad esempio rispetto al Rinascimento, che prediligeva la serenita e l’equilibrio, il Barocco e il Romanticismo hanno posto in rilievo gli affetti e il sentimento, da esprimere e comunicare in musica attraverso variazioni dinamiche graduali ma spazianti in un ampio range, e variazioni di altezze sonore, anch’esse spazianti in un’ampia estensione. L’affermarsi di questa nuova concezione ha comportato l’abbandono degli strumenti a fiato ad ancia incapsulata (tra essi cromorni, schryari, kortholt), proprio perche essi avevano limitata estensione e non consentivano variazioni all’intensita del suono.
Tra le motivazioni che stanno alla base della nascita, dell’evoluzione o dell’abbandono degli strumenti musicali vi sono anche fattori economici e produttivi: a volte sono stati eventi di questo tipo a rendere finalmente possibile l’invenzione di un meccanismo che da tempo si cercava di realizzare.
Un esempio concerne l’avvento della rivoluzione industriale: i mutamenti sociali ed economici che ne seguirono portarono al dissolvimento delle antiche corporazioni professionali attive fin dal Medioevo. Queste avevano sempre operato in modo da proteggere i loro affiliati dall’eccessiva competizione, limitando il commercio degli strumenti musicali e dunque la trasmissione di conoscenze fra costruttori. Una volta scomparse le gilde, decaddero le regole che di fatto impedivano la socializzazione dei risultati della ricerca e di conseguenza ostacolavano il cambiamento, e cosi le innovazioni sugli strumenti si susseguirono a ritmo assai rapido.
I fattori economici e produttivi hanno influito anche sui materiali utilizzati nella costruzione degli strumenti, e sui processi di lavorazione di tali materiali. Ad esempio, fino al 14° secolo lo strumento antenato della tromba era costituito da un tubo diritto lungo circa 150 cm, dunque assai poco maneggevole; nel 15° secolo i progressi compiuti dalle tecniche di lavorazione dei metalli resero possibile ripiegare il lungo tubo, mantenendone e anzi migliorandone le caratteristiche sonore.
I fattori economici e produttivi sono connessi pure alla ricerca di nuovi materiali: in varie occasioni tale ricerca e stata incentivata dalla presenza di guerre o dure competizioni commerciali, che hanno causato l’interruzione o un’estrema limitazione della disponibilita di specifici materiali (ad esempio legni esotici o avorio), fino a quel momento indispensabili per la costruzione di determinati strumenti. In tali casi la ricerca di materiali alternativi ha promosso l’evoluzione tecnologica di specifici strumenti musicali.
In altre occasioni la ricerca di nuovi materiali e stata sollecitata dagli esecutori, che desideravano strumenti piu resistenti, o dai costi piu contenuti. Quest’ultima motivazione ha piu volte incontrato l’interesse delle aziende produttrici, che hanno sperimentato nuovi materiali con l’intento di offrire sul mercato strumenti a basso costo destinati a principianti ed amatori, per allargare cosi il bacino dei loro potenziali clienti.
E’ evidente, inoltre, che l’evoluzione tecnologica degli strumenti ha influito fortemente sulla prassi esecutiva, rendendo possibile (o viceversa inibendo) l’esecuzione di particolari effetti sonori, che dunque sono stati inclusi (o viceversa esclusi) dalle composizioni musicali di un determinato periodo.
Come si evince da questa rapida panoramica, i contenuti della disciplina Storia e tecnologia degli strumenti a fiato si intrecciano e parzialmente si sovrappongono ai contenuti di varie altre discipline, tra cui: Storia ed estetica della musica, Storia e analisi del repertorio, Prassi esecutiva e repertorio solistico, Musica d’insieme e da camera strumentale, Prassi esecutiva e repertorio d’orchestra.
Questa continuita e certamente un vantaggio per coloro che operano nella musica, che col progredire delle conoscenze potranno individuare con sempre maggiore precisione le connessioni che legano, come nodi di una rete, i vari elementi.
E l’ottimizzazione della capacita di percorrere con sicurezza i vari snodi della rete del sapere musicale puo contribuire a rendere gli strumentisti ancor piu consapevoli delle innumerevoli valenze culturali della loro disciplina.
Cap. I: La disciplina e le sue fonti
1.1 Dall’organologia alla storia e tecnologia degli strumenti
L’organologia e la disciplina che indaga sugli strumenti musicali approfondendo lo studio sulle relazioni circolari esistenti tra tecniche costruttive, estetica musicale e prassi esecutive. Questa disciplina ha origini molto antiche: infatti, gia Isilro di Siviglia (sec. VI-VII), nel libro XX della sua opera Etymologiarum riporta una pagina manoscritta con descrizioni di strumenti musicali.
Il termine organologia deriva dal greco organon, strumento musicale, e fu usato per la prima volta da Michael Praetorius nel volume II della sua opera Syntagma Musicum (1618), intitolato “De orghanographia”: in esso il frontespizio e alcune tavole illustrano esempi di strumenti cordofoni e aerofoni.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 1, Michael Praetorius, tavola tratta dal Syntagma musicum, 1618
Tra i trattati piu antichi che si sono interessati di questioni organologiche ricordiamo ancora Musica instrumentalis (1629) di Martin Agricola, e Musurgia universalis (1650) di Athanasius Kircher, che contiene alcune tavole sull’intonazione dei timpani.
Si puo dire pero che questa disciplina ha conosciuto una particolare affermazione a partire dal 19° secolo: tra gli studiosi si sono interessati specialmente ad essa ricordiamo Luigi Francesco Valdrighi, VictorCharles Mahillon, Curt Sachs, Francis Galpin, Nicholas Bessaraboff, Karl Geiringer, Sybil Marcuse, Alexander Buchner, Sergio Paganelli, Emanuel Winternitz e Lilly Stunzi, Roger Bragard e Ferdinand J. De Hen, Giampiero Tintori, Wilhelm Stauder, John Henry van der Meer, Mary Remnant, Anthony Baines, Leonardo Pinzauti, Piero Rattalino.
Tuttavia, anche se i ricercatori hanno indagato con precisione su vari aspetti della disciplina (come i vari strumenti si siano trasformati nel corso del tempo, quali loro caratteristiche acustiche ed estetiche fossero legate a questa evoluzione, e come il loro sviluppo meccanico-tecnologico abbia influito sulle relative prassi esecutive) relazionandone con accuratezza, nell’accezione corrente il termine organologia e soprattutto i termini da esso derivati (ad esempio l’aggettivo organologico) sono stati spesso utilizzati in maniera imprecisa, risultando a volte addirittura fuorvianti per coloro che si accostavano a questi studi.
Per questi motivi si utilizza oggi piu spesso per questo campo di indagine una diversa denominazione, che ha il pregio di essere insieme piu articolata e meno controversa: la denominazione “Storia e tecnologia degli strumenti musicali” mette infatti bene in luce come lo studio verta su tematiche storico-estetiche e tecnologico-costruttive, indagando appunto le relazioni circolari che legano i diversi aspetti1.
1.2 Le fonti letterarie
Lo studio degli strumenti musicali si basa su diverse fonti: le fonti letterarie, quelle figurative, e gli strumenti stessi.
Tra le fonti letterarie vi sono i trattati, le descrizioni di concerti ed esecuzioni pubbliche, gli inventari delle collezioni pubbliche e private di strumenti musicali, i documenti che attestano la compravendita degli strumenti o il loro invio ad altra sede, e i riferimenti agli strumenti contenuti in opere letterarie di vario genere.
Basandosi su queste fonti gli studiosi compiono ricerche di tipo sincronico e/o diacronico, organizzando le conoscenze acquisite per mezzo di opportune sistematizzazioni.
Allo scopo di avere un quadro d’insieme della disciplina puo essere opportuno citare almeno per sommi capi le ricerche compiute dai principali studiosi del 19° e 20° secolo.
Luigi Francesco Valdrighi (1827-1899) scrive il piu antico dizionario di costruttori degli strumenti musicali. Victor-Charles Mahillon (1841-1924) compie importanti studi museografici e di acustica strumentale. Ma e Curt Sachs (1881-1959) che puo essere considerato il vero e proprio padre della disciplina: egli getta le basi teoriche e pratiche di questi studi in un’epoca in cui il settore e ancora privo di un’affermata tradizione accademica, e addirittura la stessa ricerca scientifica sull’argomento e nel suo stadio piu iniziale.
Nel 1913 Sachs pubblica il Real-Lexikon der Musikinstrumente, un dizionario che presenta in ordine alfabetico nomi e descrizioni di moltissimi strumenti.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 2, Curt Sachs, Real-Lexikon der Musikinstrumente, 1913
Nonostante la sua giovane eta, in quest’opera Sachs da gia prova di profondissime conoscenze linguistiche e musicologiche, che discendono da studi approfonditi su una amplissima serie di fonti storiche e musicali.
Nel 1914, insieme con il suo collega Erich von Hornbostel, Sachs pubblica in Zeitschrift für Ethnologie il saggio Systematik der Musikinstrumente. Ein Versuch, una proposta di classificazione degli strumenti musicali che rappresenta ancor oggi il sistema di riferimento per l’identificazione delle diverse tipologie di strumenti musicali, utilizzato tanto nei musei quanto negli studi specialistici.
La classificazione si fonda sull’individuazione del materiale vibrante in base a cui un oggetto sonoro produce il suono: l’intero corpo dello strumento, le membrane, le corde, l’aria. Essa raggruppa percio tutti gli strumenti conosciuti in quattro categorie: idiofoni, membranofoni, cordofoni e idiofoni. A queste quattro categorie viene in seguito aggiunta la categoria degli elettrofoni, in cui il suono e generato per mezzo di una circuitazione elettrica o un dispositivo elettromagnetico.
Negli anni tra il 1915 e il 1921 Sachs pubblica diversi studi di ricerche etno-organologiche: alcuni volumi incentrati sugli strumenti musicali dell’India, dell’Indonesia, dell’Assam, della Birmania, dell’Egitto, e articoli sugli strumenti della Lituania e dell’antico Egitto. Lo Studio della musica degli antichi e un tema fondamentale delle ricerche di Sachs, che ne individua la fondamentale importanza relativamente allo sviluppo della musica occidentale.
Nel 1920 Sachs pubblica Handbuch der Musikinstrumentenkunde, uno studio di grande rigore metodologico vertente specificamente sugli strumenti musicali appartenenti alla tradizione occidentale: lo sviluppo storico degli strumenti e presentato suddividendo questi ultimi in idiofoni, membranofoni, cordofoni e aerofoni, facilitando cosi l’individuazione delle reciproche affinita morfologiche e tecnologiche.
Nel 1922, nella sua qualita di direttore della collezione degli strumenti musicali della Staatliche Hochschule für Musik di Berlino, ne pubblica il catalogo, col titolo Sammlung alter Musikinstrumente bei der staatlichen Hochschule für Musik zu Berlin. Beschreibender Katalog. L’opera segue l’esempio di altri cataloghi di musei pubblicati in quegli anni (ricordiamo il catalogo del museo di Bruxelles, curato da Victor-Charles Mahillon, e quello del Kunsthistorisches Museum di Vienna curato da Julius Schlosser), proponendo una descrizione accuratissima degli strumenti allora presenti nella collezione. II valore di quest’opera e reso ancora piu grande dal fatto che la maggior parte degli strumenti presenti nella collezione fu poi distrutta nel corso dei bombardamenti su Berlino della seconda guerra mondiale.
Nel 1929 Sachs pubblica Geist und Werden der Musikinstrumente, uno studio che ipotizza una cronologia degli strumenti musicali primitivi e arcaici, nel 1938 Les instruments de musique de Madagascar, e nel 1940 History of Musical Instruments, che assume, differentemente dall’ Handbuch der Musikinstrumentenkunde, il criterio della successione cronologica: nella seconda parte, infatti, quest’opera tratta specificamente degli strumenti dell’Occidente, illustrandone l’evoluzione dal Medioevo al Romanticismo. L’opera presenta gli strumenti nelle sezioni che corrispondono cronologicamente ai periodi in cui essi ebbero la massima diffusione e sviluppo, e, nonostante trascuri completamente di citare alcuni strumenti (come ad esempio il mandolino e la fisarmonica), resta un caposaldo dell’organologia.
E’ interessante notare che i primi studi di Sachs hanno riguardato la terminologia e la classificazione, in un impegno di chiarezza e organicita che ha posto le basi per le opere successive, e per l’intero settore degli studi organologici; e che VHandbuch der Musikinstrumentenkunde e la History of Musical Instruments non soltanto hanno rappresentato un contributo fondamentale alla conoscenza degli strumenti musicali, ma hanno costituito delle pietre miliari nella storia generale degli strumenti musicali, dalle quali ha preso origine gran parte degli studi piu recenti.
Tra il 1937 e il 1941 vengono pubblicate due importanti opere, A Textbook of European Musical Instruments, di Francis Galpin, e Ancient European Musical Instruments, di Nicholas Bessaraboff, i cui autori hanno svolto le loro ricerche indipendentemente da Sachs. E’ invece influenzato dalle opere di Sachs Musical Instruments: their history in Western culture from the Stone Age to the present day, di Karl Geiringer (1941 e 1945), che efficacemente include una sezione che tratta di acustica musicale, accordature, temperamenti, evidenziando che e importante affrontare queste tematiche all’intemo di uno Studio degli strumenti musicali, una trattazione degli strumenti elettronici e un’ampia serie di illustrazioni fotografiche, che non comparivano nelle opere di Sachs.
Nel 1948 viene pubblicato Musical Instruments through the Ages, a cura di Anthony Baines, una raccolta di saggi di diversi autori, che si colloca nel filone dell’organologia generale.
Sybil Marcuse prosegue idealmente l’opera di Sachs, pubblicando nel 1964 Musical Instruments. A Comprehensive Dictionary, che prende le mosse dal Real-Lexikon, ampliandolo e aggiornandolo, e nel 1968, che riprende la classificazione per tipologie di A Survey of Musical Instruments Handbuch.
Negli anni successivi si assiste ad una fioritura di studi organologici, per lo piu di intento estetico- divulgativo: e del 1956 il volume di Alexander Buchner, pubblicato in Italia col titolo Gli strumenti musicali attraverso i secoli; del 1966 sono Gli strumenti musicali nell’arte, di Sergio Paganelli, che contiene molte riproduzioni fotografiche degli strumenti musicali conservati nel Museo del Castello Sforzesco di Milano, e Die schönsten Musikinstrumente des Abendlandes, di Emanuel Wintemitz e Lilly Stunzi, anch’esso contenente splendide immagini; appartiene al 1967 un altro volume magnificamente illustrato, Les instruments de musique dans Vart et l’histoire, di Roger Bragard e Ferdinand J. De Hen.
Degli anni ’70 ricordiamo Gli strumenti musicali di Giampiero Tintori, prima opera dell’organologia italiana, pubblicata nel 1971, e due efficaci volumi di Wilhelm Stauder, Alte Musikinstrumente in ihrer vieltausendjährigen Entwicklung und Geschichte (1973) e Einführung in die Instrumentenkunde (1974) .
Agli anni ’80 appartengono Wegweiser durch die Sammlung historischer Musikinstrumente di John Henry van der Meer (1983), ordinato cronologicamente e riccamente illustrato, e Musical Instruments. An Illustrated History from Antiquity to the Present (1989) di Mary Remnant.
Nel 1992 vede la luce The Oxford Companion to Musical Instruments di Anthony Baines, dizionario che raccoglie le vastissime conoscenze organologiche dello studioso inglese.
E’ interessante a questo punto citare la pubblicazione dei cataloghi di musei e collezioni private con sede in Italia.
Nel 1908 viene pubblicato Gli strumenti musicali del Conservatorio di Milano, di Eugenio de’ Guarinoni, nel 1969 il catalogo della collezione di Firenze, curato di Vinicio Gai, nel 1976 il catalogo per l’Accademia Filarmonica di Verona, opera di John Henry van der Meer.
Negli anni ’80 vengono pubblicati il catalogo per il Museo Civico di Modena, a cura di Luisa Cervelli (1982), il catalogo del Museo delle Culture Extraeuropee “Dinz Rialto” di Rimini, curato da Febo Guizzi e Alessandro Sistri (1985), il catalogo della collezione privata di Luigi Ferdinando Tagliavini, opera dello stesso proprietario e di John Henry van der Meer (1986), il catalogo del Museo Stradivariano di Cremona, opera di Andrea Mosconi e Claudio Torresani (1987).
Negli anni ’90 vedono la luce il catalogo dell’Istituto della Pieta di Venezia, a cura di Marco Tiella e Luca Primon (1990), il volume a cura di Guido Bizzi La collezione di strumenti musicali del Museo Teatrale alla Scala. Studio, restauro, restituzione, il catalogo del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, curato da Roberta Tucci ed Elisabetta Simeoni (1991), il catalogo del Museo Civico di Arte Medievale di Bologna, opera di John Henry van der Meer (1993), quello del Museo di Roma, a cura di Luisa Cervelli (1994), e il nuovo catalogo della collezione del Castello Sforzesco (1997).
Nel 1999 viene pubblicato il catalogo del Dipartimento degli strumenti musicali della Galleria dell’Accademia di Firenze, a cura di Mirella Branca.
Di questi e altri cataloghi e pubblicazioni relative alle collezioni di strumenti musicali tratta un volume di James Coover, Musical Instrument Collections. Catalogues and Cognate Literature, del 1981.
Un settore in cui l’organologia si coniuga con l’interpretazione performativa e lo studio delle prassi esecutive del passato; in questo ambito e di fondamentale importanza un’opera miscellanea curata da Howard Mayer Brown e Stanley Sadie, Performance Practice, del 1989. Forse e possibile includere in questo settore anche Gli arnesi della musica, di Leonardo Pinzauti (1965) e Gli strumenti musicali, di Piero Rattalino (1968), due opere incentrate sul repertorio dei vari strumenti musicali.
Un altro importante settore di studi riguarda la prospettiva sociologica sulla nascita e la fortuna degli strumenti musicali, e di conseguenza delle professioni a questi collegate (ad esempio liutai, costruttori di pianoforti e di strumenti a fiato, e cosi via): interessanti studi sono stati condotti a tal proposito da Adolf Layer, Richard Bletschacher, Herbert Heyde, Malou Haine.
Di particolare interesse per gli appassionati di organologia sono anche le ricerche sull’iconografia musicale: tra esse occupano un posto di rilievo Musical Instruments and Their Symbolism in Western Art, di Emanuel Winternitz (1967) e Das instrumentale Ensemble von 1400-1550 in Italien. Wandel eines Klangbildes di Victor Ravizza (1970).2
1.3 Le fonti figurative
Con l’espressione iconografia musicale si indica la disciplina che studia le immagini relative agli strumenti musicali e al modo di suonarli, allo scopo di evincerne caratteristiche organologiche, prassi esecutive antiche, relazioni tra pratica musicale e usi di specifici gruppi sociali, e cosi via.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 3, Hans Memling, Cristo con angeli musicanti, fine 15° secolo, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Antwerpen (particolare)
Tra le piu importanti opere basate sull’iconografia musicale pubblicate intorno alla prima meta del 20° secolo possono essere menzionate Bilder-Atlas zur Musikgeschichte von Bach bis Strauss, a cura di G. Kanth (1911), Geschichte der Musik in Bildern, curata da G. Kinsky (1929), e le opere di L. Parigi, I pittori lombardi e la musica (1934), La musica nelle gallerie di Milano (1935), e I disegni musicali del gabinetto degli «Uffizi» e delle minori collezioni pubbliche a Firenze (1951).
Nella seconda meta del 20° secolo spiccano Gli strumenti musicali nei dipinti della Galleria degli Uffizi, di M. Bernardi e A. Della Corte (1952), Tematy muzycne w plastyce polskiej («La musica nell’arte figurativa polacca») di J. Banach (195660), Histoire illustree de la musique di M. Pincherle (1959), Atlas Historique de Musique, di P. Collaer e A. van der Linden (1960), Musikgeschichte in Bildern, diretta da H. Besseler e W. Bachmann (in corso di pubblicazione dal 1962), Musical iconography: a manual for cataloguing musical subjects in Western art before 1800, di H.M. Brown e J. Lascelle (1972), La musica en el Museo del Prado, di F. Sopena Ibanez e A. Gallego Gallego (1972), Diabolus in musica. Studien zur Ikonographie der Musik im Mittelalter, di R. Hammerstein (1974), The theme of music in Flemish paintings of the seventeenth century, di R.D. Leppert (1977).
illustration not visible in this excerpt
Fig. 4, Vittore Carpaccio, Presentazione di Gesu al tempio, 1510, Gallerie dell’Accademia, Venezia
Di particolare interesse per quanto concerne le indicazioni che le fonti iconografiche possono fornire in merito alle prassi esecutive antiche e la raccolta di studi di B. Disertori La musica nei quadri antichi (1978)3.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 5, Evaristo Baschenis, Natura morta con strumenti musicali, 1650
1.4 Gli strumenti giunti fino a noi
In Italia hanno sede oltre 250 collezioni di strumenti musicali, di cui 230 ospitate in musei dotati di idonee strutture espositive e di personale preparato per accogliere con una certa regolarita i visitatori, e non meno di una ventina appartenenti a privati. Ad esse vanno aggiunti ovviamente i singoli strumenti antichi suonati da parecchi musicisti professionisti.
Se aggiungiamo alle collezioni di strumenti storici le collezioni di strumenti folclorici, ne risulta una distribuzione del patrimonio organologico su tutto il territorio nazionale, anche se in maniera non uniforme: parecchie raccolte sono infatti concentrate in alcune regioni dell’Italia settentrionale e centrale.
In Piemonte vi sono diverse importanti collezioni: a Torino sono dislocate la collezione di Palazzo Madama e la collezione del Conservatorio “G. Verdi”, per la quäle nel 2006 e stata allestita una nuova esposizione e pubblicata una utile guida illustrativa; in provincia di Novara, a Quarna Sotto, paese che ha dato i natali a numerosi valenti costruttori di strumenti a fiato operanti in zona e in altre citta dell’Italia settentrionale, e attivo un museo che mette in mostra oggetti e strumenti che testimoniano questa importante attivita tradizionale, tuttora praticata.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 6, corni naturali di Michael Leichamschneider, 1712, Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco, Milano
In Lombardia hanno sede diverse collezioni di notevole rilevanza: a Milano si trovano la collezione del Castello Sforzesco, recentemente valorizzata dalla pubblicazione di un articolato catalogo (1997), la collezione del Museo Teatrale alla Scala, che comprende alcuni strumenti in precedenza patrimonio del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, e la collezione di strumenti storici dello stesso Conservatorio, che conserva gli strumenti superstiti del bombardamento del 1943, ed e esposta nell’atrio della Sala Verdi. A Cremona, citta di antica tradizione liutaria, ha sede un circuito museale che ospita importantissimi strumenti ad arco della famosa scuola di liuteria, e gli attrezzi di lavoro utilizzati da Antonio Stradivari. A Brescia l’importante insieme di strumenti antichi, un tempo custoditi nel locale Conservatorio, e confluito con la raccolta del Museo Chitarristico, oggi per l’appunto denominato Museo Chitarristico degli strumenti musicali e della liuteria bresciana.
Anche il Veneto e ricco di collezioni. A Venezia una eccezionale raccolta di strumenti e presente nel Museo Civico Correr: essa comprende il piu antico organo positivo conservato in Italia, databile al 1494, e una serie di strumenti che comprende tutte le famiglie strumentali, ad eccezione degli ottoni Altre importanti collezioni si trovano presso il Conservatorio “B. Marcello”, presso la Fondazione Levi e presso l’Istituto della Pieta, nel quäle opero Vivaldi per moltissimi anni. L’Accademia Filarmonica di Verona ospita un prezioso nucleo di antichi strumenti a fiato, giunto quasi integro sino ad oggi; sempre a Verona altri strumenti a fiato (flauti dolci, flauti traversi, cornetti) sono conservati nella Biblioteca Capitolare. Il Museo Comunale di Feltre ospita un raro fortepiano viennese.
In Trentino una importante collezione di strumenti rinascimentali e ospitata dal museo del Castello Principesco di Merano, valorizzata da un agile catalogo; un antico fortepiano e custodito nel Museo degli usi e costumi della gente trentina, a San Michele all’Adige.
In Emilia Romagna, Bologna ospita nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica le collezioni provenienti dal Museo Civico Medievale e dal Civico Museo Bibliografico Musicale.
illustration not visible in this excerpt
Fig. 7, strumenti musicali nella Sala del convito, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Bologna
Sempre a Bologna e presente inoltre il Museo dell’Accademia Filarmonica, che possiede diversi strumenti musicali. A Riola di Vergato e custodita la collezione di strumenti musicali meccanici raccolta da Marino Marini, in precedenza dislocata a Savio. A Parma il Conservatorio “A. Boito” vanta una collezione di strumenti storici di rilevanza tale da far annoverare la raccolta strumentale di Parma tra le piu importanti presenti nei Conservatori. Essa include esemplari appartenenti a quasi tutte le famiglie strumentali, e un organo appartenuto all’organista e compositore Claudio Merulo. A Modena il Museo Civico di Storia e Arte Medievale e Moderna ospita una collezione in gran parte donata da Luigi Francesco Valdrighi (1827-1899), autore del piu antico dizionario di costruttori degli strumenti musicali. Sempre a Modena la Galleria Estense possiede alcuni strumenti di straordinario valore storico: un’arpa costruita da Giovanni Battista Giacomelli nel 1581, il violino e il violoncello in legno scolpito di Domenico Galli (rispettivamente del 1687 e del 1691), e un gruppo di strumenti marmorei realizzati da Michele Antonio Grandi (1635-1707). Rimini ospita il Museo delle Culture Extraeuropee “Dinz Rialto”, che custodisce una ragguardevole collezione di strumenti etnici.
[...]
1 Renato Meucci, Fondamenti di organologia musicale, www.unimi-musica.it/SeM/cons/meucci2.pdf (accesso 26.05.2011).
2 Voce “Iconografia musicale”, in Alberto Basso (a cura di), Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, Torino, Utet, 1983.
3 Renato Meucci, I musei di strumenti musicali in Italia, http://www.unimi-musica.it/SeM/meucci02.pdf (accesso 26.05.2011).
-
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X. -
Upload your own papers! Earn money and win an iPhone X.